mercoledì 30 giugno 2010

Dietro la Televisione.


Questo post deve essere considerato come un’introduzione ad un altro post che pubblicherò successivamente e che mi aiuterà a riaffermare e sottolineare come, quando si è guidati dalla passione, non è mai troppo tardi per rimettere in gioco le certezze della propria vita.

Ad alcuni di voi potrà essere capitato di trovarsi in uno studio televisivo di una rete nazionale in veste di pubblico o di visitatore.
Di certo se avete assistito come pubblico avete potuto vivere i momenti dello spettacolo o della trasmissione così come vengono visti anche dagli spettatori da casa, con la differenza di viverli più da vicino e, dunque, con una diversa intensità, avendo, magari, la possibilità di fare un saluto veloce ai protagonisti, all’inizio o alla fine del programma.

Per chi invece ha potuto essere negli studi televisivi in veste di visitatore avrà avuto modo di toccare con mano un altro aspetto dello spettacolo e cioè quello della “macchina motore” che porta in scena il risultato che tutti noi vediamo sullo schermo.
Come se all’improvviso la televisione si aprisse (quella a tubo catodico) e venissero fuori tutti i transistor e tutti i circuiti che non vediamo quando siamo davanti al teleschermo.

Diciamo che non sono un particolare amante della televisione di intrattenimento, anche se ho cercato spesso di immaginare il tipo di aria che si respira nei corridoi degli studi televisivi, dietro le fatidiche “quinte”.

E così, quando una persona a me vicina affettivamente mi ha proposto di accompagnarla a Roma negli studi di Saxa Rubra, non ho esitato più di una volta ad accettare. Questa persona, affermato artigiano, è stata invitata come ospite nella trasmissione della mattinata di Rai Uno del Lunedì, per una rubrica dal nome “mestieri a confronto”, dove sarebbe stata affiancata da una giovane artigiana nello stesso campo, per rappresentare un parallelo che avrebbe messo a confronto l’esperienza di oltre 50 anni di attività con l’entusiasmo e la voglia di rimettersi in gioco di una giovane!

sabato 26 giugno 2010

Etica-mente: alla ricerca del capitale nascosto.




In un mio precedente post vi avevo presentato l’uscita del libro (un saggio) di un mio collega amico Gaetano che parlava di un nuovo modo di concepire l’azienda e cioè un modo più attento all’uomo e alle relazioni: un modo più etico di fare azienda.

Nel frattempo ho avuto modo di leggere il libro e ho potuto trarre diversi spunti di riflessione.

Il libro traccia un percorso lungo il quale si possono raccogliere una serie di idee interessanti e, l’autore, non cade nel tranello di farsi prendere la mano da un nozionismo aziendale che poteva rendere la lettura più pesante a chi non mastica abitualmente le materie aziendali. Certamente si possono trovare vari spunti volti a schematizzare alcuni concetti e teorizzazioni (come la sua reinterpretazione del modello dei “Quattro Quadranti” di Wilber), ma ciò non impedisce la comprensione del senso generale del saggio.

Il libro nasce dalla scia di un nuovo modo di essere in azienda che da un lato vuole sensibilizzare i portatori di capitale nella valutazione di alcuni “intangibles” che fino ad ora si ritenevano marginali e non fondamentali nella pianificazione aziendale; dall’altro lato però vuole dare agli stessi attori aziendali e cioè al capitale umano, un nuovo modo di porsi e di agire, essendo essi stessi propositivi di questo nuovo modo di concepire la vita produttiva aziendale.

Non voglio di certo sostituirmi a chi come Gaetano sta dando un veicolo a queste istanze nel tentativo di far sentire sempre più forte la voce di un bisogno che nasce quasi come un’esplosione a confermare una naturale evoluzione a cui deve andare incontro l’azienda.

Voglio invece porre l’attenzione sui rischi che in questi casi si possono correre.

giovedì 24 giugno 2010

Il Sole 24 Ore cambia abito.


Quando si mette in linea la nuova versione di un sito, si vuole essere sicuri di aver fatto il miglior lavoro possibile in quanto si è ben coscienti degli effetti che, la veste grafica e “l’usabilità”, potranno avere sulle possibilità di successo.

Nel  caso del quotidiano Il Sole 24 Ore, che non ha bisogno di far conoscere la qualità dei suoi contenuti, la nuova veste grafica e la nuova strutturazione delle sezioni  hanno lo scopo di mettere il visitatore davanti ad una piattaforma molto ampia ed intuitiva.

Vi è un particolare impatto iniziale che lascia spazio alla comunicazione visiva delle immagini che, scorrendo in primo piano, su uno sfondo nero che ne esalta l’enfasi, segnalano gli argomenti caldi della giornata.

La caratteristica fondamentale che salta all’occhio è la sensazione di avere avanti un quadro di comando elegante dal quale, senza dover scorrere la barra laterale, si hanno a disposizione tutte le sezioni e tutti gli argomenti del sito organizzati in menù di grandezze differenti.

I più grandi, quelli centrali ancorati alle immagini, rappresentano gli argomenti sui quali Il Sole 24 Ore ha da sempre fondato la sua informazione e che rappresentano anche quelli di maggiore interesse per l’utente tipo del quotidiano. Vi sono, poi, altri menù che rappresentano argomenti più ricercati ai quali la testata ha dato nel tempo sempre maggiore importanza. In particolare è molto ben strutturata la sezione “multimedia” in cui si può accedere a video, foto e a Radio 24 (la radio on line del quotidiano).

sabato 19 giugno 2010

Una vita di ordinaria follia.



La città è il luogo dove si sviluppano e si inseguono canali di energia che contribuiscono alla strutturazione della realtà economica e sociale nella quale viviamo.

Anche nelle periferie e nella provincia delle città si sviluppa la realtà economica e sociale, ma si può notare una sostanziale differenza tra i modi di sviluppo che tale realtà realizza.

Infatti, mentre nelle periferie i ritmi sono rallentati, nelle città tutto va ad una velocità triplicata rispetto alla periferia.

Questo ritmo comporta per l’individuo il raggiungimento dei propri obiettivi quotidiani in maniera più veloce, ma al contempo in maniera frenetica e caotica.

L’uomo della città è spinto da una forza molto simile alla “lotta per la sopravvivenza”, come se il raggiungimento dei propri obiettivi dovesse passare in maniera naturale per la prevaricazione degli altri uomini, come se la sopravvivenza economica e il raggiungimento sociale dovessero passare per la prevaricazione fisica.

Purtroppo questo approccio pervade tutti i campi della nostra vita, da quello familiare a quello lavorativo, da quello sociale a quello politico.

martedì 15 giugno 2010

Conti di deposito vs titoli di Stato a breve termine (BOT).




Approfitto di un quesito posto da un mio lettore per evidenziarvi le differenze tra due strumenti attraverso i quali si può pensare di investire la propria liquidità con aspettative di crescita modeste, ma in maniera semplice, abbastanza sicura e con un arco temporale non lungo (se qualcuno di voi conosce uno strumento di investimento sicuro e remunerativo in tempi brevi, è pregato di mettercene al corrente).

I due strumenti di cui sto parlando sono i Conti di deposito e i Titoli di Stato a breve termine, cioè i BOT.

Il primo aspetto che va considerato è, ovviamente, quello relativo ai rendimenti.

Per quanto riguarda il conto di deposito si deve sottolineare che ci sono diverse offerte in giro, soprattutto da parte di banche on line (o banche tradizionali che offrono servizi on line), che mostrano dei rendimenti lordi mediamente più alti rispetto ai BOT (anche se fino ad un anno fa, tali rendimenti erano quasi il doppio). Tali remunerazioni però sono spesso soggette a restrizioni, cioè a durate minime di mantenimento dei fondi vincolati.

Nell’analizzare le varie offerte che trovate in giro, dovete tener presente il differente regime di tassazione che, sui conti di deposito è del 27%, mentre sui BOT è del 12,5%. Quindi la prima valutazione per un confronto è quella di considerare il tasso netto dei due strumenti.

venerdì 11 giugno 2010

Euro sotto pressione: il ruolo giocato dalla speculazione.


Nel mio precedente post “Notizie e mercati finanziari: come affrontare lo stress psicologico da crisi”, avevo parlato della forte volatilità che sta interessando i mercati finanziari globali in questi ultimi periodi.

Ho parlato un po’ delle motivazioni e delle possibili cause, ma soprattutto ho affrontato il tema dell’approccio psicologico che il piccolo investitore deve necessariamente acquisire se vuole sopravvivere, appunto, nella sua veste di investitore.

Ho affrontato velocemente anche il discorso degli investitori istituzionali e di come con le loro strategie possono influenzare l’andamento dei mercati così come possono sfruttarne l’emotività.

In questo post voglio soffermarmi sull’argomento della speculazione partendo dall’ondata che sembra interessare l’Unione Europea e che sta accentuando i problemi relativi al debito degli Stati dell’Unione: quasi come un copione, sta mandando in scena una rappresentazione degna delle migliori tragedie greche, coadiuvata soprattutto dagli annunci delle ormai famigerate “agenzie di rating”.

Innanzitutto vi invito a leggere questo interessante articolo che spiega “perché la speculazione attacca gli Stati” passando per le motivazioni che fino a poco tempo fa spingevano le Banche a fare incetta di Titoli di Stato e come, in questo ultimo periodo, sia cambiato il profilo di rischio di tali strumenti finanziari.
Anche se devo aggiungere che, in una recente audizione alla Camera, il capo dell’ufficio e servizio studi di congiuntura e politica monetaria della Banca d’Italia ha detto che, il via libera dell’Ecofin all’EFST (European Financial Stability Facility, veicolo che si indebiterà sul mercato per soccorrere i paesi dell’Eurozona in difficoltà), “potrebbe dare sollievo al mercato”.

Per quello che riguarda l’Italia ha inoltre rassicurato che, i rischi assunti dalle banche italiane nei confronti della Grecia “risultano contenuti ed in calo negli ultimi anni” (un’esposizione quasi irrilevante rispetto a quella assunta dalla Francia e dalla Germania le quali hanno addirittura incrementato tale rischio proprio negli ultimi anni).

Quindi vado al cuore di questo post evidenziando che, la circostanza che l’Euro abbia perso quasi il 20% del suo valore da inizio anno rispetto al Dollaro, è un dato di fatto sul quale poco si può discutere.

venerdì 4 giugno 2010

Meglio avere una faccia da schiaffi che averne due (di facce).




Comunemente si definisce “faccia da schiaffi” una persona impertinente, una faccia tosta, una persona indelicata, una persona sfacciata, ma anche una persona ardita, audace e impudente.

Questa definizione mi servirà alla fine di questo post per confrontarla con un altro tipo di personalità che apparentemente crea un impatto meno brusco di una persona che ha la faccia da schiaffi, ma che alla lunga può essere molto meno consigliabile.

Ho più volte detto che la ricerca della propria essenza, del proprio conoscere se stessi, è un’opera tanto importante quanto difficile.

Se conoscere se stessi non è un percorso semplice, lascio immaginare quanto può essere complicato conoscere gli altri.

Quello su cui però si possono fare le proprie osservazioni è la personalità e il carattere che percepiamo rispetto alle persone con le quali siamo in contatto abitualmente.

Per cui, senza avere la pretesa di conoscere le persone, si può imparare a cogliere alcuni aspetti che ci possono dare qualche indicazione su chi ci è di fronte e su come questa persona interpreta il rapporto con noi.

Perché dovremmo cercare di andare oltre quello che riusciamo a percepire dal rapporto con gli altri?