mercoledì 4 novembre 2009

Quanto pesano i nostri soldi?


Penso ve lo sarete chiesti molte volte. Oppure no?

E’ vero che i nostri Euro sono più pesanti della nonna Lira in termini di grammi (si pensi all’Euro e alla 1000 lire), ma sarebbe semplicistico risolvere il problema dicendo che il peso (in termini di valore) dei nostri soldi si è abbattuto (infatti avrete notato che ho paragonato 1 Euro alla mille lire).

Non voglio certo affrontare la diatriba tra chi pensa che entrare, nel 2001, definitivamente nell’area Euro ci abbia fatto bene e chi invece pensa il contrario. Non ci sarebbe una soluzione univoca e molteplici sono gli aspetti che possono farci appoggiare l’una o l’altra tesi.

Basti pensare a chi ritiene, che se non fossimo entrati nell’Euro, ci saremmo ridotti come l’Argentina; anche se il problema dell’Argentina era opposto al nostro e cioè la moneta era troppo forte, mentre la Lira sarebbe stata debole, con ciò forse favorendo le importazioni.

Del resto gli inglesi si dichiarano esplicitamente a favore di una sterlina debole, gli svizzeri intervengono con frequenza per indebolire il franco e perfino i giapponesi si sono dichiarati pronti a smorzare la forza dello yen.

Quello che al momento preoccupa è che, l'Europa, continua ad essere massacrata da un cambio non competitivo, che rischia di portarci lungo un periodo di deflazione e stagnazione, come fu per il Giappone.

Ma anche queste motivazioni sarebbero una soluzione semplicistica del problema, visto che ci sono tanti paesi che sono alla porta con la richiesta di entrare nell’area Euro.

Per cui non voglio affrontare una soluzione a questo problema. Anche se, in un successivo post, vi dirò come sto cercando di affrontare personalmente la questione.

Quello che volevo evidenziare, semplicemente, ma non semplicisticamente, è che purtroppo, se vogliamo accrescere (o quantomeno mantenere invariato) il valore (il peso) dei nostri risparmi e quindi il nostro potere d’acquisto, il metodo del “mattone” non funziona più (non il mattone inteso come acquisto di immobili, ma la classica mattonella dove si nascondevano le Lire), perché, e la cosa è abbastanza intuibile, c’è ad. es. la “tassa invisibile” (come la chiama un mio omonimo) dell’inflazione intesa come “incremento generalizzato e continuativo del livello dei prezzi nel tempo”.
 
Ed è proprio al concetto del tempo che voglio allacciarmi per condividere un pensiero che va un po’ oltre.

Nel mio ufficio ho un orologio con disegnate alcune monete (Lire) e con la seguente scritta: “Il tempo è denaro: non sprecarlo”.

Ho quest’orologio da circa 18 anni, ma solo da poco tempo ho compreso il significato profondo di questa frase tanto diffusa.

Ho già accennato all’organizzazione della risorsa tempo e voglio ancora ripetermi, affermando che dobbiamo essere consapevoli di ogni ora che impieghiamo nelle nostre attività, siano esse lavorative che di svago o altro.

Dobbiamo sforzarci a non lasciar correre il tempo in attività non produttive: per me, queste, possono essere il guardare programmi inutili alla tv o usare un videogioco.
Diverso è il riposarsi o il meditare.

Ma ognuno deve imparare a riconoscere, per se stesso, quali sono le attività improduttive: saranno quelle che, analizzate a posteriori, lasceranno la sensazione di non aver, per nulla, contribuito alla crescita della propria persona.

5 commenti:

  1. Totò, quello che scrivi lo condivido in pieno e ritengo sia validissimo il concetto, ma al giorno d'oggi lo vedo "astratto". Mi spiego: la vita oggi scorre frenetica e strabuzzante da un arbitrato invisibile, che ci lascia pochissimi momenti per riflettere sul cosa è produttivo o improduttivo, utile o inutile.
    Comunque.....

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  2. Vedo che purtoppo non hai letto con attenzione i precedenti post.
    Anche se li hai letti bene, con le tue parole vuoi dirmi che tu non riesci a decidere cosa "vuoi fare" e lasci decidere alla tua "frenetica e strabuzzante" vita e a questo "arbitrato invisibile" (questo mi sembra di certo un concetto più "astratto" di quello che scrivo io).
    Quello che invece mi propongo io è scegliere ciò che voglio fare e fare ciò che accresce la mia persona, perchè la persona che non cresce è come una rosa che non sboccia.
    Ti immagini di arrivare a 65 anni e pensare che forse non hai vissuto come volevi???
    Naturalmente se fosse semplice, non staremmo neanche qui a parlarne, ma, se non trovi la motivazione giusta, per te può essere impossibile anche solo cominciare....

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  3. Ciao.
    Condivido quanto detto da Antonio.
    Rispondo a Luciano dicendo che, pur riconoscendo la difficoltà a trovare le giuste motivazioni (ma almeno bisogna crederci e provarci), le tue parole sembrano scritte da una persona che è appagata da quello che ha e che pertanto si fa trasportare dal tram tram quotidiano. Questo non lo trovo un atteggiamento giusto e produttivo (come dice Antonio) perchè sono da sempre convinto che le emozioni migliori della vita sono quelle che non abbiamo ancora vissuto.
    Ciao a tutti

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  4. Di primo acchitto mi viene naturale rispondervi con due proverbi: chi si accontenta gode e quindi l'erba del vicino è sempre più verde, ma riflettendo sul discorso continuo col dirvi: è logico che ognuno di noi è in grado di stabilire cosa è giusto o sbagliato (anche se non tutti abbiamo lo stesso parametro), utile o inutile, ma oggi giorno ognuno di noi è una pedina posta sullo scacchiere sferico e mossa da fattori (input) esterni che volente o nolente condizionano le nostre scelte, e non mi venite a dire che le vostre scelte sono sempre state le più giuste, perchè sicuramente tutti noi più volte nella vita abbiamo dovuto chinare la testa e assumere comportamenti che non rispecchiano la nostra volontà, ma questo è normale. La scacchiera è piena di forze individuabili e non che ci spostano (condizionano) non rispettando sempre la nostra volontà.
    Concludo dicendo ad Antonio, è verissimo che la persona che non cresce è come una rosa che non sboccia, ma è pur vero che la rosa cresce senza poter stabilire il verso della crescita.
    Buona serata, ragazzi, è sempre un piacere disquisire con voi.

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  5. Rispetto il tuo punto di vista, che in ogni caso rappresenta l'espressione di una scelta: cioè quella di accontentarsi.
    Il che non vuol dire che tu abbia sbagliato, ma hai fatto scelte che "plasmeranno il tuo destino".
    Anche io cerco di scegliere il mio (di destino), e non ti ho mai detto che ogni mi scelta sia stata o sarà giusta.
    Ti riconfermo il concetto ed anch'io ti rispondo con una massima di Henry Ford "se sei convinto di farcela ce la farai; se sei convinto di non farcela non ce la farai", che vuol dire semplicemnte che in ogni cosa che si fa è la propria convinzione a determinarne il successo, il quale non è detto avvenga al primo tentativo, ma potrà avvenire se saremo capaci di essere "tenaci" nei nostri tentativi. E anche qui ti faccio un esempio emblematico: Si racconta che Edison, prima di inventare la lampadina fallì oltre mille tentativi. E ogni volta i giornalisti lo schernivano, gli dicevano: “Ma basta. Ma non ti senti frustrato ad aver falllito un’altra volta?”. Sai Edison come rispondeva ogni volta? “No, non mi sento frustrato perché anche oggi ho scoperto un altro modo per non fare la lampadina. Quando avrò eliminato tutti i modi per non fare la lampadina mi sarà rimasto l’unico modo per fare la lampadina”.

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