sabato 31 dicembre 2011

Vento di Cambiamento



Il Cambiamento è come un vento che attraversa i luoghi ed il tempo, ma soprattutto attraversa le anime. Il tempo del Cambiamento arriva diverse volte nella nostra vita, ma non sempre siamo abbastanza sensibili per percepirlo. 

A volte potremmo essere costretti a seguire il Cambiamento solo come ultimo stadio della nostra inconsapevole resistenza allo stesso; ma non è questa la situazione ideale nella quale ci si dovrebbe trovare se non vogliamo subirne solo gli effetti negativi. A volte, pur sentendoci forti e non temendo minacce, non riusciamo a seguire il Cambiamento e questo potrebbe nuocere alla nostra sopravvivenza (in senso sociale, economico, etico, umano), così come la darwiniana teoria dell’evoluzione ci insegna ("Non è la specie più forte o la più intelligente a sopravvivere ma quella che si adatta meglio al cambiamento" - Charles Robert Darwin).

Questo è valido sia per gli uomini sia per le organizzazioni di uomini e di mezzi (cioè le imprese). 

Quello che stiamo attraversando è di certo un periodo, se non di Cambiamento, quantomeno di profonda riflessione che potrebbe portare ognuno a decisioni o a scelte differenti a seconda del proprio punto di partenza

A volte il Cambiamento non coincide necessariamente con uno sviluppo fisico ed economico della nostra situazione attuale. A volte il Cambiamento può coincidere con una necessaria decrescita. Ed è per questo che, se si va a rapportare la situazione attuale alle persone e alle famiglie e se ci rendessimo conto che questa involuzione fosse l'unica via per garantire il proseguimento della nostra specie, potrebbe essere necessario, se non indispensabile, essere pronti anche a tornare indietro, riconsiderando e mettendo in discussione tutte le nostre abitudini quotidiane.

Per le imprese, organizzazioni economiche e sociali dell'umanità, il discorso è molto simile. Solo le imprese che sono capaci di cambiare riescono a sopravvivere. Solo superando gli stadi primordiali delle organizzazioni (organizzazioni burocratiche e organizzazioni complesse) si può realizzare una struttura capace di adattarsi e di formulare una visione chiara del percorso da seguire. Una struttura semplice nella quale i rapporti umani sono valorizzati al massimo. L'attenzione primaria per il cliente non limita la conoscenza approfondita dei dipendenti e degli altri portatori di interesse (partner). Le persone, se valorizzate, diventano gli attori principali del cambiamento, partecipando attivamente alla ridefinizione dei processi interni in modo da migliorarli in maniera sistematica.

mercoledì 30 novembre 2011

Ultime di Economia: e se domani.... decidessi io.



Prima di cominciare a scrivere questo articolo, ero intenzionato a fare, come è capitato altre volte, una breve analisi della situazione economica, politica e finanziaria a livello macro.

Avrei detto, come si legge ormai su ogni giornale e su ogni pagina di internet, che l’area Euro è sotto pressione della speculazione; avrei detto che adesso l’Italia è nell’occhio del ciclone per quella che è la situazione Economica e Politica che sta attraversando il Paese; avrei fatto, inoltre, le mie valutazioni, basate su elementi oggettivi, di questa  situazione, evitando tutte le interpretazioni politiche e le ipotesi più o meno complottistiche delle dimissioni di Berlusconi e della venuta del nuovo Governo (avrei affrontato questa analisi solo perché, il Governo incaricato per risollevarci da questa profonda crisi, innanzitutto nella Figura del suo Primo Ministro prof. Mario Monti, ha basi profondamente finanziarie).

Avrei poi detto che l’Euribor, che è il tasso di riferimento per la maggior parte dei mutui, è tornato ai livelli di qualche mese fa (cioè è più basso) e, benché lo stesso si sia stabilizzato, i tassi finiti dei mutui stanno crescendo a causa della dilagante incertezza e per il maggior rischio percepito dalle Banche, le quali stanno, di conseguenza, aumentando gli “spread” (tranquilli non era comunque nelle mie intenzioni parlare di spread!!).

Avrei giusto aggiunto che le sofferenze bancarie (totale famiglie ed imprese) da settembre 2010 a settembre 2011 sono aumentate circa del 40% (passando da 72,9 miliardi di euro a 102 miliardi di euro) mentre i nuovi indebitamenti nello stesso periodo sono aumentati solo del 3,6%. Avrei potuto aggiungere, infine, altre notizie più o meno importanti e più o meno inquietanti come ad es. che, alle ultime aste, i nostri titoli di Stato (Bot e Btp) hanno raggiunto livelli di rendimento mai visti dall’entrata in vigore dell’Euro. E, sempre agganciandomi a questo argomento, avrei potuto dirvi che, il 28 ottobre scorso, è stato celebrato il primo  BTP day, giorno nel quale le Banche hanno rinunciato alle loro commissioni di vendita sui Titoli di Stato, pur di alleggerire i loro "pancioni" di un po' di questi Titoli che rendono il rischio dei loro portafogli molto elevato (infatti l'evento  ha riguardato i titoli trattati al mercato secondario, cioè Titoli non di nuova emissione, ma già in circolazione di cui le banche sono i maggiori detentori).

Dopo aver scritto le prime righe, però, mi è sembrato di leggere uno dei tanti giornali o delle tante pagine web di informazione economico-politico-finanziaria, e mi sono, quindi, reso conto che, un articolo così impostato, nulla avrebbe aggiunto rispetto a quello che ormai le nostre orecchie si sono stancate di sentire. Forse perché effettivamente la situazione è tanto incerta che ogni nostra considerazione ed ogni nostro ragionamento può semplicemente contribuire ad aumentare la nostra confusione.

Ed è per questo che ho pensato (ed ho scritto) quello che avrei visto bene per “domani”, come se fosse nelle nostre possibilità scegliere quello che potrebbe essere il nostro futuro.

Alla fine però sono venute fuori solo alcune banalità, perché ho semplicemente immaginato un giorno senza sforzo; ho pensato ad un lungo momento senza orologio; ho visualizzato una strada senza asfalto da percorrere senza auto in un giorno in cui l'unica fonte di energia e di riscaldamento che vorrò utilizzare sarà il fuoco...

Sono solo alcune banalità, lo comprendo, ma, in questo momento in cui nessuno degli individui preposti (da chi?) a governarci sembra in grado di fare qualcosa, sono riuscite a darmi un po’ di quella tranquillità che cerco da molto tempo, come tanti. Sono banalità delle quali, forse, apprezzeremo realmente il valore solo quando non avremo più la libertà di poterle scegliere.

venerdì 21 ottobre 2011

Fenomeni di Ignoranza Collettiva: Non fare la fine del Bisonte!


Come di consueto, propongo un mio articolo pubblicato sul Blog dell'Associazione "Ecco Cosa Vedo" con Sede a Roma.

Nell'articolo si discute dell’incertezza di alcune situazioni che ci spinge a guardarci intorno e ad adeguarci a comportamenti anche sbagliati delle persone che ci circondano in quel momento. Peggio ancora, quando le situazioni sono manipolate ad arte per sfruttare i comportamenti umani, si ha una vera e propria falsificazione della realtà.

Un po' di attenzione può aiutarci a non cadere nella trappola di quello che viene definito Il Principio della Riprova Sociale e che rappresenta un aspetto dei fenomeni della cosiddetta Ignoranza Collettiva. Puoi leggere l'intero articolo a questo link.

giovedì 29 settembre 2011

Se Riesci ad Essere Immaturo la Tua Vita non Sarà mai Vuota



L’esperienza che abbiamo accumulato nella nostra vita è molto utile per affrontare con sicurezza molte delle situazioni che quotidianamente incontriamo, ma, allo stesso tempo, diventa un limite nel momento in cui ci si trova ad affrontare situazioni nuove.
Ciò accade in quanto, un’esperienza passata, potrebbe indurci a comportarci in maniera non adeguata se, per errore, una nuova esperienza viene classificata dalla nostra mente alla stregua della precedente, facendoci cadere nella trappola della Generalizzazione che tanto limita le nostre possibilità di scelta.

Ci comportiamo in questo modo perché, inconsciamente, non vogliamo sbagliare facendo scelte nuove o deviando dai comportamenti che abbiamo sempre seguito.

Nel tempo, mi sono reso conto che non è affatto vero che se non ci si muove non si sbaglia. Infatti, spesso, non ci muoviamo a compiere un’azione o a prendere una decisione, solo perché non siamo sicuri del risultato. E capita spesso, come molti di voi potranno riscontrare nella propria vita, di rimandare decisioni all’infinito. Ad un certo punto potremmo essere obbligati a scegliere, ma a quel punto potrebbe essere troppo tardi per farlo nel giusto modo.

Sono diventato consapevole che, se non si sbaglia spesso, non ci si muove dalle proprie posizioni e non si hanno nuove possibilità di esplorazione. Per questo, spesso, mi muovo senza essere sicuro al 100% del risultato. Molto spesso, quindi, sbaglio la strada, ma di certo mi arricchisco di “preziosi errori” e riesco anche a non rammaricarmi troppo. 

Questo può dare la forza di ricominciare ancora una volta. Ed un’altra ancora.

Se ci preoccupiamo di sbagliare o di compiere un errore, facciamo bene. Ma se la preoccupazione diventa per noi, sistematicamente, motivo di “non scelta”, probabilmente nella nostra vita ci stiamo privando di molte felici scoperte.

mercoledì 31 agosto 2011

Il Valore del Tempo ed il Prezzo dei Nostri Sogni



Quando siamo giovani spesso è sufficiente un’occasione di guadagno per farci muovere verso un'attività o verso un'altra.

All'origine abbiamo avuto un sogno e una speranza che, anche se in maniera latente, accompagnano ancora la nostra esistenza. Man mano che passano gli anni, i nostri sforzi verso quell'obiettivo, che non necessariamente vuol dire sicurezza o soddisfazione economica, danno la loro rivelazione concreta e, a volte, succede che alla realizzazione delle nostre passioni non corrisponde un adeguato riconoscimento economico o, al contrario, la vita ci riserva il sostentamento economico, ma non ci fa realizzare le nostre passioni. Frequentemente, infatti, capita di scegliere un percorso che ci consente di sostenerci, ma non ci consente di seguire il sogno che avevamo immaginato quando eravamo all'inizio della nostra vita da “uomini”.

Non è semplice ottenere quello che abbiamo sognato e potrebbe sembrare semplice, invece, rinunciarvi.

Molti, infatti, sentono di non aver fatto il massimo per seguire le proprie aspirazioni e si consolano dicendo a se stessi che il destino ha voluto così e non vi era modo per cambiare le cose. Adesso, effettivamente, le cose possono sembrare immutabili, ma forse un tempo le nostre scelte avrebbero potuto guidarci su un'altra strada, non necessariamente quella giusta, ma forse più ricca di possibilità. La vita è così. Alcuni seguono ardentemente le passioni e forse riescono a realizzarle. Altri lo fanno altrettanto ardentemente, ma non otterranno mai ciò per cui hanno lottato. Entrambi, però, devono mettere in conto un sacrificio. Il sacrificio del tempo non dedicato alle persone care e il sacrificio del tempo non dedicato alla vita pura con se stessi.

La passione ardente è così, non riesci a vedere nient'altro. Seguirla sembra l’unica strada possibile per raggiungere la felicità.

Altre persone, però, riescono a trovare le loro passioni vicino a quello che hanno e nelle persone che a loro sono vicine. Anche loro hanno un sogno o una passione. Anche loro hanno lottato. Ma lo hanno fatto fin quando ciò è stato necessario ed hanno raggiunto un equilibrio tra l'essere e l'avere. Forse sono persone che hanno saputo comprendere che non vale la pena lottare ancora per un sacrificio forse superiore a quanto si poteva ottenere o ricavare, ed hanno saputo dedicare i loro sforzi a sviluppare ed amare ciò che hanno oggi, “incassando” relazioni interpersonali ed un interscambio con la natura di valore nettamente superiore ad un televisore, un auto in più o un’altra casa. Hanno compreso che il più grande sogno o passione è quello di riuscire a vivere con intensità ciò che la vita ci concede oggi.

Qualunque sia la nostra scelta sul modo di vivere la nostra vita, non dovremmo solo focalizzarci su quello che vogliamo realizzare per noi stessi, ma con lucidità dobbiamo sforzarci ad essere consapevoli di cosa comporterà per noi e per i nostri affetti quella scelta e di cosa realmente abbiamo bisogno adesso. In questo modo potremo avvicinarci alla comprensione dei “giusti” sacrifici da affrontare per un determinato periodo di tempo, cercando di scrutarne la compatibilità con il resto della nostra vita.


domenica 31 luglio 2011

Il Tempo Giusto per le Decisioni



Sembra di trovarsi continuamente in presenza di un bivio. Sempre stressati dal dover scegliere la strada giusta e meno dispendiosa in termini di energie ed in termini economici. Potrà sembrare triste, ma la maggior parte di noi subisce questa tortura!

Il problema fondamentale è che, al di la delle scelte che ormai facciamo in maniera automatica e inconsapevole (come compiere un movimento o un gesto), non esiste nessun metodo decisionale che funziona in assoluto per le decisioni strutturate e, anche i modelli logico-matematici, non garantiscono il successo decisionale. Infatti, così come affermano molti psicologi, l’uomo, oltre ad essere influenzato dall’aspetto emozionale, commette sistematicamente errori di ragionamento che fallano le basi di tali modelli.

Tali errori, poi, si accentuano quanto più si è esposti ai fenomeni di manipolazione delle decisioni che provengono dall’esterno. Infatti, vi sono discipline volte all’individuazione di canali di comunicazione diretti ai processi decisionali (es. neuromarketing). Tali discipline, partendo dallo studio delle parti del cervello coinvolte nel processo decisionale, aiutano a creare metodi di comunicazione che, da un lato, tendono ad appagare le preoccupazioni della “parte cosciente” e, dall’altro, tendono ad utilizzare i “canali emozionali” per indurre inconsapevolmente ad una decisione.

Tutto ciò rende ogni nostra scelta difficile e tortuosa in quanto spesso percepiamo che vi è “qualcosa che non va” anche se ci sembra di prendere la decisione più logica e, la fretta che accompagna, molto spesso, tali decisioni, peggiora ulteriormente la situazione.

Per non subire sempre e comunque questo meccanismo decisionale, influenzato da fattori esterni manipolati e da una rapidità di azione imposta, dovremmo guardarci sempre attentamente intorno per individuare i fattori oggettivi e non fuorvianti. Dovremmo ben capire se, la rapidità con cui dobbiamo decidere è realmente motivata dalla situazione o se dovremmo fare un respiro e rimandare la decisione solo a seguito di più profonda riflessione. 

Un vecchio, interpellato ed incalzato dai giovani in cerca di consigli sulle scelte della vita, rispondeva che ogni soluzione è dentro di noi. Poi aggiungeva che, se proprio volevano conoscere la sua visione, potevano passare il giorno successivo, perché senz'altro avrebbe risposto ai loro interrogativi: aveva bisogno di riflettere solo 24 ore!

giovedì 30 giugno 2011

Guardarsi allo Specchio



Non mi andava di far passare il mese di giugno senza aver scritto anche un solo rigo sul mio Blog. Però non mi andava neanche di scrivere qualcosa di inutile per la sola intenzione di riempire un vuoto. 

Ed è per questo che ho deciso di dare spazio alle parole di qualcun altro, come ho già fatto altre volte, che ha tanto pensato e sperimentato prima di scriverle.

Forse trarrò solo ispirazione per il mio prossimo post; o forse riuscirò a concedermi un momento di riflessione (cosa che ultimamente non riesco a fare). 

A presto!

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di Hermann Hesse

"Per gli uomini non esiste nessunissimo dovere, tranne uno: cercare se stessi, consolidarsi in sé, procedere a tentativi per la propria via ovunque essa conduca.

Ciò mi scosse profondamente e questo fu il risultato di queste esperienze: molte volte avevo fantasticato sul mio futuro, avevo sognato ruoli che mi potevano essere destinati, poeta o profeta o pittore o qualcosa di simile. Niente di tutto ciò. Né io ero qui per fare il poeta, per predicare o dipingere, non ero qui per questo. Tutto ciò è secondario.

La vera vocazione di ognuno è una sola, quella di conoscere se stessi. Uno può finire poeta o pazzo, profeta o delinquente, non è affar suo, e in fin dei conti è indifferente. Il problema è realizzare il suo proprio destino, non un destino qualunque, e viverlo tutto fino in fondo dentro di sé. Tutto il resto significa soffermarsi, è una mezza misura, è un tentativo di fuga, è il ritorno all’ideale di massa, è adattamento e angoscia di fronte a se stesso."

venerdì 27 maggio 2011

Svegliarsi per Vivere



Ci sono alcune mattine in cui ci svegliamo con una sensazione diversa. A volte, alzandoci, non pensiamo alle difficoltà della giornata. A volte riusciamo a guardare oltre. Sentiamo di poter vivere momenti diversi e, per questo, eccitanti rispetto alle nostre quotidiane abitudini.

Non importa che fuori piova. E’ dentro di noi che splende un raggio di sole. Sembra che tutto sia possibile e, quello che ci importa, è solo di vivere la nostra giornata. L’ansia che avevamo nello stomaco sembra scomparsa e nuove energie ci avvolgono.

Riusciamo anche ad apprezzare cose semplici; tanto semplici che, normalmente, ci sembrano scontate. Ma se poi ci soffermiamo ad osservarle, ci rendiamo conto che sono proprio le cose semplici il più bel regalo della nostra giornata. A quel punto sentiremo dentro di noi che, forse, la giornata non è un ostacolo da saltare come, invece, le nostre abitudini la fanno sembrare.

domenica 8 maggio 2011

Il Brusio della Mente



Capita di svegliarsi nel cuore della notte, disturbati da un rumore della strada o da un tuono. A questi momenti segue un profondo silenzio che rende chiaramente percepibile un brusio che viene dalla nostra testa. Se ci fermiamo a riflettere sentiamo i nostri pensieri che si inseguono, si accavallano e si aggrovigliano. Più ci fermiamo ad ascoltare questo brusio e più diventa intenso, quasi insopportabile. Spesso non si riesce più a prender sonno dopo questi momenti.

E’ vano lo sforzo di ignorare questo circuito continuo che non si interrompe e che forse è più evidente perché vi è silenzio intorno a noi. Se però ci fate caso, è un processo ininterrotto che accompagna tutta la nostra giornata. La mente non riposa mai o almeno non è capace di farlo in maniera automatica. L'istinto è quello di elaborare in continuazione la moltitudine di dati che ci viene dal mondo esterno, in maniera quasi inconsapevole. In inglese si definisce overthinking e cioè il “pensare in maniera insistente ed oppressiva a qualcosa”. A volte la nostra testa sembra schiacciata dai pensieri e il nostro organismo reagisce con dolori oppressivi che a volte si trasformano in un senso di frustrazione generale, al quale purtroppo, ci stiamo abituando perché tartassati dalla frenesia dell'era moderna.

Quando, però, riusciamo ad essere consapevoli, in questi momenti, di quello che sta accadendo nella nostra testa, possiamo fare qualcosa per liberarci da questa oppressione, anche se in maniera temporanea.

Se ci accorgiamo che stiamo entrando in questo vortice dovremmo imparare a dire stop!! Dovremmo imparare a rilassarci, respirando, restando immobili (non solo in senso fisico) e cercando di creare il silenzio mentale necessario per interrompere il vocio di fondo. La respirazione è il punto di partenza da cui cominciare questo training. Ascoltare il respiro ci aiuta ad esserne consapevoli e aiuta la mente a focalizzarsi con precisione per evitare inutili dispersioni di energie e, di conseguenza, per migliorare la qualità della vita.

Ed a quel punto riusciremo, forse, anche a riprendere sonno.

sabato 23 aprile 2011

Farsi Persuadere dalla Scarsità



Il ritmo della vita moderna impone, spesso, nelle nostre scelte, meccanismi automatici che rappresentano scorciatoie della mente per prendere una decisione.

La complessità del mondo che ci circonda, infatti, non ci consente sempre di analizzare tutti gli elementi necessari per operare scelte consapevoli, ma fa si che queste si basino sugli elementi più rappresentativi che, generalmente, sono abbastanza affidabili.

Non sempre, però, questi elementi sono attendibili o, peggio ancora, spesso sono manipolati da chi ci vuole indurre a comportarci in un determinato modo.

Infatti, per influenzare o per forzare le nostre scelte, in ogni ambito della vita sociale (consumi, politica, mercati finanziari, ecc.) sono utilizzati alcuni strumenti e tecniche per persuadere o per manipolare.

In particolare, gli strumenti che hanno maggior impatto sulla moltitudine delle persone, sono quelli legati allo stimolo della paura della scarsità. Quello della scarsità è un principio che funziona con successo anche in ambiti più ristretti della vita sociale (es. nei sentimenti) ed arriva ad operare anche in maniera incontrollata (es. le grandi rivoluzioni). Questi casi però sono marginali in quanto, se il primo ha un impatto per il singolo, il secondo opera contro chi ha posto in essere, a scapito della moltitudine delle persone, comportamenti non coerenti o non equilibrati.

Quello che, invece, è interessante capire riguarda l'aspetto legato alla manipolazione delle masse senza che queste reagiscano in maniera violenta, ma che, anzi, siano anche a loro agio, inconsapevolmente, con questi atteggiamenti o comportamenti indotti.

La base su cui si fonda il principio del timore per la scarsità va ricercata, come confermato da numerosi studi e ricerche, nella circostanza che le opportunità sono percepite più desiderabili quando la loro disponibilità è limitata. In pratica, ogni volta che la nostra libertà di scelta è limitata o minacciata si innesca un meccanismo per il quale, il bisogno di mantenere inalterate le nostre prerogative, ci porta a desiderarle più di prima. Il funzionamento di questo principio si può riscontrare nei primi anni della nostra vita, subito dopo il secondo anno di età, quando si comincia a percepire la propria essenza di individuo. L'atteggiamento del bambino, in questa fase, è quasi sempre di contrapposizione, rappresentando un modo per esplorare i limiti del proprio campo di azione. Più vengono posti dei limiti al bambino, più sarà forte il suo desiderio di superarli.

Questa natura dell'individuo è ben conosciuta in ambito pubblicitario e, più in generale, dai media, che ne utilizzano a proprio vantaggio gli effetti.

Le più semplici forme di manipolazione o persuasione basate su questo principio si possono riscontrare già in un ambito a noi molto vicino, quando nei grandi magazzini vengono utilizzate la tecnica della “scorta limitata” o dell' “offerta limitata per alcuni giorni”. Questi sono i principali esempi di metodi utilizzati per forzare le nostre scelte. Il problema è che, vi sono tanti ed anche più sottili metodi che, basandosi su tale principio, vengono utilizzati dai media a grande diffusione per orientare i gusti e le scelte della maggior parte della popolazione.

Come possiamo difenderci da questo tipo di pressioni che ci vengono in continuazione dal mondo esterno?

Reagire diffidando di tutti e di tutto non è la soluzione più appropriata, in quanto castra dall'inizio lo sviluppo delle relazioni (elemento imprescindibile nella vita degli uomini) oltre che attenuare l’interesse ad informarsi che pur rappresenta un altro elemento di crescita personale.

Più equilibrato sarebbe imparare a distinguere le nostre reali esigenze dai desideri indotti, mettendo a confronto “il possesso”, in senso lato (di un servizio, di un oggetto o di un comportamento, che spesso diventano solo un simbolo sociale ed emozionale) e “l'utilità” (che gli stessi possono realmente avere per noi).

In questo modo forse riusciremo a dedicare maggiori risorse alle cose che per noi sono veramente importanti!

martedì 12 aprile 2011

Il Barattolo di Maionese



Anche se conosci questo racconto, dedica qualche minuto alla sua lettura. Ti accorgerai che stai dimenticando qualcosa di importante per badare alle piccole cose...

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Un professore, davanti alla sua classe di filosofia, senza dire parola, prende un barattolo grande e vuoto di maionese e procede a riempirlo con delle palle da golf. Dopo chiede agli studenti se il barattolo è pieno. Gli studenti sono d’accordo e dicono di si. Allora il professore prende una scatola piena di palline di vetro e la versa dentro il barattolo di maionese. Le palline di vetro riempiono gli spazi vuoti tra le palle da golf. Il professore chiede di nuovo agli studenti se il barattolo è pieno e loro rispondono di nuovo di si. Il professore prende una scatola di sabbia e la versa dentro il barattolo. Ovviamente la sabbia riempie tutti gli spazi vuoti e il professore chiede ancora se il barattolo è pieno. Anche questa volta gli studenti rispondono con un si unanime. Il professore velocemente aggiunge due tazze di caffé al contenuto del barattolo ed effettivamente riempie tutti gli spazi vuoti tra la sabbia.

Allora gli studenti si mettono a ridere. Quando la risata finisce il professore dice: “Voglio che vi rendiate conto che questo barattolo rappresenta la vita… Le palle da golf sono le cose importanti come la famiglia, i figli, la salute, gli amici, l’amore, le cose che ci appassionano. Sono cose che, anche se perdessimo tutto e ci restassero solo quelle, le nostre vite sarebbero ancora piene. Le palline di vetro sono le altre cose che ci importano, come il lavoro, la casa, la macchina, ecc. La sabbia è tutto il resto: le piccole cose. Se prima di tutto mettessimo nel barattolo la sabbia, non ci sarebbe posto per le palline di vetro né per le palle da golf. La stessa cosa succede con la vita. Se utilizziamo tutto il nostro tempo ed energia nelle cose piccole, non avremo mai spazio per le cose realmente importanti. Fai attenzione alle cose che sono cruciali per la tua felicità: gioca con i tuoi figli, prenditi il tempo per andare dal medico, vai con il tuo partner a cena, pratica il tuo sport o hobby preferito. Ci sarà sempre tempo per pulire casa, per tagliare le erbacce, per riparare le piccole cose… Occupati prima delle palline da golf, delle cose che realmente ti importano. Stabilisci le tue priorità: il resto è solo sabbia”.

Uno degli studenti alza la mano e chiede cosa rappresenti il caffè. Il professore sorride e dice: “Sono contento che tu mi faccia questa domanda. E’ solo per dimostrarvi che non importa quanto occupata possa sembrare la vostra vita, c’è sempre posto per un paio di tazze di caffé con un amico!”.

lunedì 28 marzo 2011

Punti di Vista



Abbiamo visto che, utilizzando le immagini della nostra mente, possiamo ristrutturare una situazione per cambiare il nostro punto di vista e per creare soluzioni alternative da mettere a disposizione delle nostre scelte. Le emozioni e le sensazioni legate ad un avvenimento non sarebbero, dunque, provocate dall’avvenimento in se, ma dal modo in cui decidiamo di considerarlo e di viverlo. E quindi, cambiando la nostra prospettiva di osservazione, avremo la possibilità di creare emozioni e sensazioni differenti, più positive.

In pratica, la ristrutturazione di una situazione, oltre che con le immagini può avvenire con il nostro modo di percepire e cambiare “il contesto” ed “il significato”. Cambiare il contesto ed il significato di una situazione o di un comportamento equivale a considerare un altro punto di vista nella personale definizione che di questo tendiamo a dare.

La ristrutturazione del contesto dovrebbe passare attraverso il cambiamento delle espressioni e della considerazione che associamo ad una situazione, ad un comportamento o ad un risultato. Accade spesso che siamo portati a generalizzare un determinato evento cancellando il fatto che esso stia accadendo in un certo contesto. In pratica potremmo ottenere risultati diversi se imparassimo a non valutare gli eventi della nostra vita solo in base alle nostre esperienze. L'evento, infatti, potrà assumere un valore differente e di conseguenza ci potrà dare emozioni e sensazioni differenti se riuscissimo a considerarne anche gli altri risvolti collegati ad un cambio di contesto. Per cui un evento apparentemente negativo, potrà risultare addirittura positivo se ne andiamo a considerare i risvolti da altra angolazione. Se una persona è considerata troppo attenta ai dettagli per poter fare un tipo di lavoro, di certo vi sarà un lavoro per il quale tale peculiarità avrà un grande valore. Per cui bisognerebbe spaziare con la mente e non farsi ingessare dall’impatto negativo iniziale di alcune situazioni.

La ristrutturazione del significato potrà aiutarci, invece, a rendere positiva la nostra reazione a qualcosa. Se facciamo un piccolo sforzo, ogni evento della nostra vita potrebbe assumere un significato diverso da quello che può sembrare attribuito in maniera automatica dal nostro subconscio. L’ansia che ci accompagna prima di un evento è una catastrofe se ci facciamo sopraffare, ma può essere un grosso stimolo se riusciamo a veicolarla e a sfruttare l’adrenalina come motore per la nostra prestazione.

Io ho provato a pensare ad alcuni avvenimenti della mia vita che avrei voluto vedere in una luce più positiva. Ho cercato di applicare a queste situazioni una ristrutturazione del contesto o del significato. Infine, ho cominciato a focalizzarmi su aspetti diversi dall’esperienza ed ho trovato, molto spesso, vantaggi che prima mi erano ignoti.

Se non proviamo a cambiare il modo di vedere le cose, non potremo mai sperare di ottenere risultati diversi.

venerdì 18 marzo 2011

Immagina la tua Vita!



Ho affrontato, in diversi articoli, l'affascinante mondo dell'immaginazione creativa.

Riflettevo sul fatto che l'esperienza può non essere l'unica base per compiere le scelte nella nostra vita.

Infatti, provare ad utilizzare le nostre capacità legate al pensiero visivo, può essere, in molti casi, l'unico modo per esplorare soluzioni nuove che ci porteranno a risultati diversi rispetto a quelli che abbiamo ottenuto fin'ora.

Inoltre, avevo fatto una sintesi del ruolo e dei contesti in cui l'utilizzo delle immagini ci può essere d'aiuto.

Potete trovare molte di queste riflessioni in un articolo pubblicato dal Blog dell'associazione no profit "Ecco Cosa Vedo" alla quale partecipo come autore e nella gestione di alcune attività on line. 

Questo è l'articolo: La Vita nelle Immagini della Tua Mente 

Buona lettura!

lunedì 7 marzo 2011

Riprendersi il proprio spazio



La vita non ci concede tregua fino a quando è presente in noi. Spesso ci costringe ad interrompere o rallentare ciò che amiamo, spingendoci ad agire per qualche altra cosa che ci crea invece ansia o ci da tormento.

In questo periodo ho subìto anche io questo rallentamento, ma ho già ricominciato, pur non avendo ancora ritrovato una stabilità completa, a riprendermi quelle parti della mia vita di cui non posso fare a meno.

Avrete notato un ritmo più blando nella pubblicazione degli articoli del Blog. Ringrazio chi mi ha scritto perchè preoccupato per la mia salute, ma fortunatamente la pausa non è dovuta a problemi di salute fisica. Ho ricominciato a scrivere e un po’ alla volta mi riprenderò il mio spazio.

Auguro a tutti di riprendersi il proprio!

Un abbraccio affettuoso!

sabato 12 febbraio 2011

L'educazione che vorremmo



Spesso può capitare di riflettere su concetti e comportamenti che nel tempo i nostri genitori, o i cari con cui siamo cresciuti, hanno cercato di trasmettere e, talvolta, hanno imposto durante la nostra infanzia e durante la nostra adolescenza.

Oggi potrà sembrare molto chiaro ciò che volevano insegnarci, ma quando eravamo più giovani abbiamo spesso sofferto per privazioni o imposizioni che poco riuscivamo a comprendere. Oggi siamo ben consapevoli del senso di ciò che i nostri cari volevano insegnarci ed oggi stiamo maturando quel momento di crescita che il tempo ha portato con se. Abbiamo agito in un modo che spesso non condividevamo, ma che, soprattutto, non comprendevamo, anche se, a distanza di tempo, abbiamo compreso che, forse, era il modo giusto di agire.

Quello che ci è mancato però, quando eravamo più giovani, è il momento di crescita e comprensione che stiamo avendo adesso. Prima eravamo immaturi per comprenderlo. Prima dovevamo “fare” o “non fare” e basta. Oggi capiamo il perché. Oggi abbiamo il momento di crescita che forse ci serviva quando eravamo più giovani.

Di certo la comprensione di oggi ha un valore per noi diverso da quello che poteva avere un tempo. Oggi, più che avere un momento di crescita, abbiamo un momento in cui l’amore e la stima per i nostri cari aumenta.

Quando eravamo giovani, avremmo avuto un reale momento di crescita se avessimo compreso in quello stesso momento il senso delle azioni o delle raccomandazioni dei nostri cari. Ma molto spesso non abbiamo avuto modo di comprendere.

Oggi che ci troviamo anche noi ad essere coinvolti nella crescita dei nostri cari e soprattutto dei nostri figli, abbiamo una possibilità in più. Oggi possiamo dare un reale momento di crescita cercando di far comprendere ciò che suggeriamo o che a volte imponiamo.

Non dobbiamo avere l’alibi di “sei piccolo per poter capire”. Dobbiamo sforzarci a far comprendere prima di dare un suggerimento o un’imposizione. E’ vero che a volte alcuni ragionamenti possono essere non completamente comprensibili da parte di un bambino, ma qui non si tratta solo di spiegazioni scolastiche. Qui è in gioco un rapporto di interscambio molto profondo. Un bambino sarà più ricettivo rispetto a ciò che cerchiamo di trasmettere o di suggerire, quando il rapporto sarà sullo stesso livello. Quando il bambino vedrà in noi un alleato o una persona capace di comprendere e tollerare anche un capriccio insensato.

Di certo, nella nostra frenetica realtà, non sempre riusciamo a dedicare abbastanza tempo alla valorizzazione di tale rapporto. Siamo troppo “impegnati a mandare avanti la famiglia”. Facciamo i nostri bravi compiti da genitori, ma non sempre riusciamo ad essere tali realmente. "Mandare avanti la famiglia" non va inteso solo per l’aspetto economico, ma va interpretato in un contesto molto più ampio, dove i rapporti interpersonali vengono prima delle relazioni economiche. Dovremmo cercare di dedicare più tempo al rapporto con i nostri cari senza limitare la nostra partecipazione solo alla presenza fisica. La nostra presenza dovrebbe essere intensa e piena di significato. Dobbiamo imparare a giocare, soffrire e gioire con loro.

Il compito del genitore non è solo quello di “generare” e di garantire un’educazione scolastica ai propri figli. Il compito del genitore è quello di vivere un rapporto di reciproca comprensione e di continuo interscambio emozionale con i figli. Per questa strada, i piccoli, comprenderanno anche senza bisogno che a loro venga fatto un ragionamento; anche senza avere la spiegazione del perchè di un consiglio o di un suggerimento che oggettivamente potrebbero non essere in grado di comprendere.

A volte non sono necessarie le parole per spiegare il significato di un gesto.

venerdì 4 febbraio 2011

Dove vanno i mercati? (del 04/02/2011)


A distanza di alcuni mesi, ritorno ad osservare la situazione dei mercati per capire come si è evoluta e qual è lo scenario attuale.

Per quanto riguarda l’oro, ci eravamo lasciati sulla soglia psicologica di $ 1.300 all'oncia e cercavamo di capire se vi sarebbe stata una rottura al rialzo con un target da definire o se tale livello avrebbe, invece, agito da resistenza spingendo indietro le quotazioni. La rottura c’è stata e da quel momento si è potuto osservare un ingresso di molti investitori che hanno generato rialzi fino a $ 1.430 all’oncia dopo che vi erano stati due tentativi di storno che sembravano dover presagire uno storno più consistente.

Da tale massimo del 07/12/2010 vi è poi stato un altro storno che sembrava aver fallito l’inversione di tendenza al ribasso su base mensile. Inversione che ha poi avuto inizio dal massimo del 02/01/2011 ($ 1.423 all’oncia) a partire dal quale le quotazioni dell’oro hanno rotto al ribasso 3 minimi ($ 1.363 del 15/12/2010, $ 1.330 del 15/11/2010 e $ 1.315 del 15/10/2010) realizzando altrettanti massimi sempre inferiori ai precedenti. Le quotazioni, in caso di rottura al ribasso del minimo del 28/01/2011 ($ 1.308), potrebbero essere proiettate al primo supporto importante che è il massimo di giugno a quota $ 1.262.

Per avere maggior supporto all’analisi possiamo osservare le quotazioni azionarie che in linea teorica hanno un andamento correlato negativamente rispetto alle quotazioni dell’oro. Andamento che ovviamente può, in periodi di incertezza, presentare momenti di correlazione positiva. Tale correlazione positiva l’avevamo identificata nel post di ottobre, quando, dopo la forte incertezza dei mesi precedenti le quotazioni dei titoli azionari avevano cominciato a prendere un verso positivo. Infatti, da quel momento, le quotazioni hanno continuato ad avere forza ed hanno rotto alcuni massimi importanti proiettando le quotazioni verso i massimi del 2008 (e del 2007 per il Nasdaq). Anche gli indici Europei, che mostravano una crescita più contenuta, stanno rompendo, in questi giorni, resistenze importanti che li proiettano verso obiettivi ambiziosi.

Le quotazioni dell’oro, dal canto loro, avevano cominciato ad evidenziare la debolezza, che si è poi tramutata in un’inversione al ribasso su base mensile, ristabilendo quella correlazione negativa che la teoria definisce tra le quotazioni dei titoli azionari e quelle del metallo prezioso.

Ci troviamo a questo punto ad un altro bivio. In pratica, gli indici azionari, pur sempre nella direzione positiva (non vi sono ancora segnali di inversione), sembrano stiano respirando un momento e le quotazioni dell’oro stanno decidendo se continuare la discesa verso il primo supporto importante che avevo segnalato a $ 1.262. Dobbiamo ovviamente tenerne d’occhio la forza relativa e la ristabilita correlazione negativa che potrebbe, così come è stato ad Ottobre, venir meno per un certo periodo. Da questi elementi potremo ricavare spunti operativi per dirigere le nostre scelte di investimento.

Infine, possiamo osservare l’andamento dell’Eurocoin, per il quale, nella precedente mia osservazione, avevo evidenziato un andamento negativo che durava da Marzo 2010, ma avevo al contempo evidenziato che poteva essere un rallentamento (storno) fisiologico dato che era cresciuto senza sosta a partire dall’inizio del 2009. Questa valutazione è stata confermata dal fatto che, da ottobre 2010 ad oggi, l’Eurocoin ha ripreso a crescere mantenendosi, in gennaio 2011, pressochè stabile rispetto a dicembre 2010. Su tale valore hanno inciso, tra l’altro, il rallentamento della produzione industriale e dell’interscambio commerciale in alcuni dei maggiori paesi dell’area Euro, che però è stato controbilanciato dal miglioramento del clima di fiducia delle imprese. Il prossimo aggiornamento, che sarà al 25/02/2011, dovrebbe darci qualche indicazione in più circa lo stato dell’economia o almeno farci comprendere se la ripresa potrà, pur lentamente, proseguire o se dovrà affrontare ancora tempi di incertezza.

lunedì 31 gennaio 2011

La libertà non è una reazione, la libertà non è una scelta


DI JIDDU KRISHNAMURTI


La libertà non è una reazione, la libertà non è una scelta. La libertà è un’illusione dell’uomo che ha libera scelta. La libertà è pura osservazione priva di direzione, senza timori di punizioni né mire di ricompensa. La libertà è priva di cause; la libertà non è al termine dell’evoluzione dell’uomo bensì nel primo passo della sua esistenza. Con l’osservazione si viene a conoscenza della mancanza di libertà. La libertà risiede nella consapevolezza priva di scelta (choiceless awareness) della nostra esistenza e delle nostre attività quotidiane.

Il pensiero è tempo. Il pensiero nasce dall’esperienza e dal sapere che sono inseparabili dal tempo e dal passato. Il tempo è il nemico psicologico dell’uomo. La nostra azione è basata sulla conoscenza e quindi sul tempo, per cui l’uomo è costantemente schiavo del passato. Il pensiero è dannatamente limitato e così si vive continuamente in conflitto e affanno. Cosicché non c’è evoluzione psicologica.

Quando l’uomo avrà consapevolezza del movimento dei propri pensieri, noterà la divisione tra il pensatore ed il pensiero, tra l’osservatore e la cosa osservata, tra l’esperienza e colui che fa l’esperienza. Egli realizzerà che tale divisione è un’illusione. Solo a quel punto sopraggiunge la pura osservazione che è comprensione profonda senza ombra alcuna del passato o del tempo. Il discernimento privo del tempo determina una profonda e radicale trasformazione nella mente.

La negazione totale è l’essenza del reale. Quando c’è la negazione di tutte le cose che il pensiero ha psicologicamente determinato, soltanto allora c’è amore, che è compassione ed intelligenza.

sabato 22 gennaio 2011

Un altro mattone nel muro



Spesso ci troviamo ad affrontare avversità atroci per il nostro equilibrio psicofisico.

Siamo sempre sul punto di mollare o di arrenderci. E' troppo lo stress che dobbiamo affrontare e ci chiediamo spesso se valga la pena. Quando poi ci accorgiamo che, forse, non valeva la pena, ci sentiamo ormai affogati dagli eventi.

Cosa facciamo a questo punto?

La prima possibilità è quella di lasciar stare e tornare sui nostri passi, vanificando quanto fatto fino a quel momento e creando altre difficoltà.
La seconda possibilità è di andare avanti accettando di affrontare ancora per un tempo imprecisato quello stress che sembra insopportabile.
La scelta non è certo facile e indolore. La scelta andrebbe fatta in partenza, non solo valutando i costi e ricavi della nostra azione, ma anche le difficoltà e i benefici di carattere non materiale che ci troviamo a dover mettere in gioco. Ovviamente ogni azione abbandonata potrebbe essere un'opportunità persa, anche se in partenza il risultato è ignoto. Ma un'azione, intrapresa senza valutare gli effetti con un pur minimo margine di sicurezza, potrebbe essere un'azione avventata con risvolti anche molto negativi, non solo dal punto di vista materiale, ma soprattutto dal punto di vista psicologico e morale, accentuati dalla circostanza che l'ansia non ci aiuta se è male veicolata.

In questi casi, allora, quando ormai “siamo in ballo”, quando rinunciare porterebbe ad una certa delusione o ad una non precisata perdita economica, quello che potrebbe essere un atteggiamento positivo e soprattutto di impulso alla nostra azione, è di agire e comportarsi “come se”.

Come se il nostro obiettivo fosse già realizzato; come se tutte le risorse (non solo economiche) necessarie per raggiungerlo siano a nostra disposizione; come se fossimo già nello stato mentale e morale del momento del nostro successo; come se già avessimo l'alternativa ad un parziale insuccesso; come se ogni evento negativo venga escluso dal nostro raggio d'azione.

Questo processo di pensiero non garantisce il risultato in maniera “magica”, ma ci darà la possibilità di affrontare ogni fase della nostra azione con maggiore lucidità, con una capacità di analisi dei singoli eventi che non sarà influenzata negativamente dal timore dell'insuccesso. In questo modo riusciremo a vedere alternative che l'ansia improduttiva celava. Riusciremo a visualizzare soluzioni che prima si nascondevano o che non riuscivano ad avere una configurazione nella nostra mente. Il nostro processo di pensiero sarà fluido e sarà capace di adattarsi agli eventi che man mano si presentano con una flessibilità che stupirà noi stessi. Quella flessibilità che potrà dare anche la forza nel momento in cui tutti i nostri tentativi sono risultati vani e il nostro adattamento mentale alla nuova situazione dovrà essere inevitabile. Quello che cambierà sarà la struttura ed il contesto in cui ci troveremo a muoverci e dovremo avere la pazienza e l'umiltà di cominciare daccapo ciò che non siamo riusciti a portare a termine o ciò in cui abbiamo fallito.

Questo atteggiamento attenuerà quel senso di frustrazione e di ansia che ci pervade e ci aiuterà a trovare spunti di crescita nei momenti che, superficialmente, possono sembrare di fallimento. Questo atteggiamento ci darà la possibilità di posare un altro mattone nel muro che sostiene il nostro mondo interiore.

martedì 4 gennaio 2011

Lo spazio per la tua immaginazione



Nei precedenti post abbiamo visto che vi può essere un modo diverso per affrontare le situazioni nuove o incerte e come tale modalità abbia importanza operativa, sia, spesso, a livello scientifico che a livello personale.

Per completare, concettualmente, l’argomento della Visualizzazione Creativa, che ho trovato molto stimolante e che mi ha fatto conoscere spazi della mente che prima non erano abbastanza sollecitati, riporterò i contesti in cui si sviluppano molti esercizi, semplicemente con lo scopo di far comprendere l’aspetto pratico del campo in cui ci stiamo muovendo, lasciando al singolo la libertà di creare le proprie immagini (anche per stimolare la stessa capacità di visualizzazione) e di approfondire, in maniera specifica, metodi ed esercizi di supporto.

Gli ambiti di utilizzo della visualizzazione creativa si sviluppano, innanzitutto, nel campo delle “immagini per produrre”. Le immagini, nella loro primordiale funzione polisemantica, sono soggette a creare un pensiero ideativo flessibile, che sarà, per quella che è la loro caratteristica principale, libero da convenzioni linguistiche e verbali.

In altri casi una figura non solo avvia un pensiero ideativo, ma può essere capace di orientarlo anche se non in maniera rigida. In questo contesto si pone la funzione delle “immagini per completare” dove un’immagine, non ancora piena di significato per la nostra mente, stimola il processo di pensiero a completare questo concetto ancora non sviluppato.

Un altro utilizzo molto utile delle immagini è quello delle “immagini per combinare”, attraverso il quale, con una combinazione di immagini a cui singolarmente si è già dato un significato, si riescono a produrre situazioni creative che spesso restituiscono idee o soluzioni quasi sorprendenti. Molte invenzioni e scoperte sono scaturite da questa modalità di visualizzare le immagini.

Un utilizzo molto comune delle immagini è quello delle “immagini per cogliere”. Molto spesso dobbiamo ricorrere alle immagini mentali per fare valutazioni prima di compiere azioni concrete o prima di effettuare delle scelte. Infatti, attraverso accostamenti e sovrapposizioni di immagini, riusciamo a cogliere gli elementi della struttura globale che abbiamo di fronte comprendendone i rapporti. Ciò in quanto le immagini ci consentono di considerare vari aspetti contemporaneamente. E così, ad occhio, riusciremo a comprendere se vi è abbastanza spazio per parcheggiare l’auto o se quella cravatta in vetrina può star bene sotto il mio vestito.

Infine, oltre a cogliere la struttura di un contesto, le immagini ci posso aiutare anche nella sua destrutturazione e nella successiva diversa ristrutturazione (“immagini per ristrutturare”). In questo ambito di operatività della visualizzazione vi è la maggiore possibilità di dar vita a processi creativi, in quanto, attraverso appunto la destrutturazione di un contesto noto, riusciremo, attraverso la sua diversa ricostruzione strutturale, a vedere dei punti di vista differenti e ad analizzare altre angolazioni che prima non esistevano davanti ai nostri occhi o nella nostra mente.

Queste considerazioni, che potrebbero sembrare anche ovvie, non lo sono quando ci troviamo ad affrontare le difficoltà nella vita quotidiana. Infatti, a causa del nostro sistema educativo, siamo portati a cercare sempre una soluzione di carattere logico e razionale o che passi attraverso una discussione. Molto spesso, però, cediamo perché sembra che non vi sia nessuna strada percorribile se non quella dell’insoddisfazione, del malessere e del disagio. In tali casi, esercitarsi a sviluppare la capacità (e l’abitudine) a far ricorso alla visualizzazione, ci potrà far scoprire modi nuovi ed efficaci con cui affrontare tali situazioni.