mercoledì 25 agosto 2010

Assumere responsabilità della propria vita.





La responsabilità è un concetto che può avere una valenza diversa a seconda del contesto e della circostanza in cui viene utilizzato.

L’etimologia della parola responsabile ci dice che tale termine significa “rispondere di qualche cosa” o “essere garanti per qualche persona”.

Per cui essere responsabile o assumersi la responsabilità implica il fatto di dover, in un modo o nell’altro, dare una risposta o preservare e favorire un risultato.

In questo post mi voglio soffermare su una connotazione della responsabilità che ritengo fondamentale per lo sviluppo e la crescita personale.

Infatti, assumere la responsabilità della propria vita ha un significato molto importante.

Assumere la responsabilità della propria vita vuol dire prendere consapevolezza che siamo noi stessi ad essere gli artefici del nostro modo di sopravvivere e del nostro modo di relazionarci con gli altri. Vuol dire che non c’è nessun altro che può aiutarci a realizzare o ad inseguire i nostri sogni se non la nostra presa di coscienza che abbiamo tutte le risorse per farlo.

Queste risorse sono la mente, lo spirito e il corpo.

Se mente, spirito e corpo sono in buona salute e in equilibrio tra di loro, ci sono poche cose di questa terra che non sono alla nostra portata.

Diceva Eraclito: “Per ciascuno il proprio destino è il suo carattere” cioè voleva intendere che la nostra vita ed il percorso che seguiremo dipendono e sono condizionati dal nostro carattere e dal nostro temperamento. Più di recente Daniel Goleman invece ha detto che “Il temperamento non è destino” cioè il carattere può essere modificato attraverso l'esperienza e pertanto possiamo fare veramente qualcosa per rendere speciale o semplicemente normale (se non lo è) la nostra vita, correggendo e migliorando le nostre capacità emotive.

Il problema è che molto spesso cerchiamo un alibi ai nostri insuccessi,  attribuendo responsabilità a fattori esterni o ad un “fato” che non ci sorride o che non ci da un pizzico di fortuna.

E’ vero che vi sono eventi a volte incontrollabili nella nostra vita che ci possono travolgere, ma è anche vero che, molto di frequente, non otteniamo ciò di cui abbiamo bisogno o ciò che può migliorare la nostra esistenza, semplicemente perché non ci assumiamo la responsabilità di ricercarlo fortemente.

Non è semplice nella società di oggi ottenere ciò di cui abbiamo bisogno in quanto la vita è una continua gara per arrivare ad avere più degli altri, ad ogni costo, non necessariamente in maniera scorretta, ma sicuramente spesso in modo eticamente non costruttivo.

Provate a ragionare in questi termini. Provate a sentirvi i protagonisti di ciò che state vivendo e cercate di dare un senso ad ogni vostra azione. Cioè acquisite la consapevolezza che con ogni vostra azione potete influire, positivamente o negativamente, sulla vostra vita e su quella degli altri.

Vedrete che forse un’azione alla quale non date tanto peso, può cambiare prospettiva. Quell’azione che ormai fate in maniera automatica ogni giorno, può apparirvi in modo diverso. Potreste rendervi conto che cambiando il modo di concepire quell’azione quotidiana, anche semplicemente nell’approccio mentale con la quale la affrontate, potreste avere dei cambiamenti di valore per voi stessi e per gli altri.

Non mi risulta semplice farvi un esempio concreto perché non vorrei essere fuorviante. Quello che vi voglio trasferire è un concetto generale che deve pervadere ogni nostra azione ed ogni nostro comportamento, sia in quanto singolo, sia in quanto in interazione dinamica con gli altri.

Attenzione però a non travisare quello che voglio esprimere.

Assumersi la responsabilità non deve essere un modo per “fare il Martire”, per mostrare agli altri quanto si è disposti a sacrificarsi o quanto si è maturi rispetto a loro e quindi non deve essere un modo per avere un riconoscimento morale o fisico da parte dei terzi.

Concepita in questo modo la responsabilità non porta a risultati costruttivi, perché le altre persone potranno avere disagio della condizione in cui li avete circoscritti. Le altre persone otterranno il contrario di ciò che dovrebbero avere. Cioè diverranno sempre meno responsabili della propria vita e dei propri risultati in quanto vi è una persona che “si sacrifica” per loro.

Per assumersi la responsabilità si deve essere disposti a far smuovere le persone che ci circondano e a far comprendere loro che è possibile per tutti assumere la responsabilità della propria vita cambiando l'approccio emotivo nei confronti della nostra esistenza e nei confronti degli altri.

Per cui quando dico che si dovrebbe essere responsabili anche nei confronti degli altri, voglio dire che dobbiamo fare il possibile per dare un piccolo contributo alla loro esistenza e sperare che qualcuno faccia altrettanto per noi.

Non dobbiamo “dare” perché vogliamo qualcosa in cambio, dobbiamo dare perché un domani quella persona che ha ricevuto senza dare qualcosa in cambio, sentirà il bisogno di donare quella sensazione a qualcun altro. Cioè donerà senza aspettarsi niente in cambio. Donerà per dare una speranza.

Ovviamente non sto parlando del concetto dell’elemosina attraverso la quale oggi si aiutano tante persone bisognose.
Molte persone però sviano il concetto dell'elemosina; cioè molte persone si vogliono sentire a posto con la coscienza: donando un euro sperano di prenotare un posto per il paradiso!

Non voglio entrare nel discorso religioso della carità che ha un valore di livello ideologico differente da come è inteso oggi comunemente, ma cerco di spiegare un concetto che anche io non ho afferrato completamente. Come è giusto, però, mi prendo la responsabilità di non aver fatto gli sforzi sufficienti per comprendere meglio cosa voglia dire assumersi la responsabilità della propria esistenza e di quella degli altri.

Sono positivo però, perché ho preso coscienza che è possibile assumersi la responsabilità della propria vita, ma ovviamente non basta esserne coscienti.

Per assumersi la responsabilità della propria vita bisogna conoscere e riflettere su ogni nostro pensiero e su ogni nostra azione. Solo avendo piena consapevolezza di ciò che siamo e delle nostre emozioni, potremo capire meglio ciò che vogliamo e ciò per cui siamo venuti al mondo.

Mi auguro che queste parole ti abbiano dato almeno un minuto di riflessione e dopo tale minuto mi auguro che ti giunga qualcosa che potrà accrescere il valore che tu percepisci della tua vita. Se è stato così, invita i tuoi amici a leggere questo post, senza aspettarti niente in cambio da loro!

11 commenti:

  1. In questi giorni mi trovo a fare i conti con questa stessa presa di coscienza, con la quale ho litigato per un paio d'anni senza capire pienamente cosa significasse. Gli automatismi che spesso ci fanno agire, per quanti sforzi si possano fare per annullarli, sono radicati in noi e sbucano fuori ad ogni piè sospinto; a volte ti fanno anche perdere di vista completamente il concetto, questo principio che vorresti fare tuo ma che ti scivola da tutte le parti.
    Finché un giorno, facendo un po' più di silenzio del solito, senti di iniziare ad interiorizzarlo. Non è più solo nella mente, ma lo percepisci dentro la pancia. Lo sai che sfuggirà di nuovo, che quando avrai finito di cucinare è possibile che quel dolorino allo stomaco dato dall'ansia di non saper vivere forse ritornerà. Ma dalla tua interiorizzazione salta fuori l'accettazione di qualche contorsione in più, perché tanto lo sai che se ti abbandoni la concentrazione torna, e con essa la calma, e con essa la sensazione che dopo sforzi e ricerche e letture e schizofrenico impegno, forse vagamente vicino a ciò che sei ci sei arrivata.

    RispondiElimina
  2. Grazie per il tuo contributo.
    Hai dato espressione a sensazioni interiori delle quali difficilmente, la maggior parte di noi, riesce ad essere consapevole!

    RispondiElimina
  3. Diventare responsabili della nostra vita, amarsi per quello che si è, dare senza aspettarsi nulla in cambio, concetti tanto semplici e così pure tanto difficili da fare propri, da interiorizzare. Sono la cura del tuo mal di vivere, lo sai perfettamente, da quando hai finalmente iniziato il tuo percorso di crescita personale, lo trovi scritto in tutti libri che leggi, te lo dicono tutte le persone importanti che incontri, ti trovi davanti queste semplici regole di vita, eppure, continui a rimanere impantanato, più di prima, quando non sapevi niente di queste cose, anzi quando erano tutte cazzate. Quando inizi questo percorso, capisci anche che indietro non si torna, hai fatto un primo passo in mondo sconosciuto, che nella realtà quotidiana fatica ad emergere, e allora fai anche fatica a mantenere i piedi per terra, a pagare la bolletta della luce, fare un lavoro che ormai non ti dice più niente, cerchi cerchi cerchi, ma trovi solo indizi, mezze parole, tanti rifiuti e abbandoni. Continui a ripeterti, sei anche convinto che sia vero, che la risposta è già dentro di te, ma non riesci ad afferrarla, basta un increspatura della realtà che ti circonda e ti rendi conto che ancora una volta hai sbagliato, hai reagito e non agito, hai risposto con i consueti antichi e obsoleti meccanismi e strategie difensive, e te ne accorgi sempre dopo. Cerchi di vivere,ma la ricerca della risposta ti devia sempre dalla vita, dal qui ed ora, sei sempre a chiederti perché, perché!! Io mi sento un po così.

    RispondiElimina
  4. Ciao Anonimo.

    Con l'articolo che hai commentato, non volevo esortare nessuno a prendere la responsabilità della vita così come configurata nella realtà in cui viviamo. Ne volevo dire che si potrebbe fare a meno di tutto ciò che ci circonda.
    Volendo però commentare le tue parole che, pare, esprimono sensazioni dalle quali ti senti oppresso, non posso che darti, come nell'articolo, il mio punto di vista.

    Come te sono in un percorso di crescita che forse non terminerà mai. Fin quando vuoi trovare riscontro, di questa crescita, nella "realtà che ti circonda" avrai solo indizi e mezze parole. Io ho trovato qualche risposta piena solo quando ho fatto ciò che non era scontato e quando ho fatto qualcosa al di fuori (non contro) la realtà esistente (intendendosi in tutto quello che di sociale ci circonda).

    Ti assicuro che il problema non è la realtà che ci circonda, ma l'interpretazione che noi ne diamo.
    Se ci sforziamo solo di vincere o di cambiare non otterremo cose che ci soddisfano (e non devi pensare solo alle cose materiali ed economiche).

    Ci siamo messi in un percorso nel quale purtroppo le bollette restano ed il lavoro non ci soddisfa.

    Io, ti parlo per esperienza, ho deciso di fare un salto che non definirei proprio "quantico", ma di sicuro abbastanza drastico, lasciandomi con tristezza alle spalle persone e luoghi che ormai facevano parte della mia vita. Non l'ho fatto per un miglioramento economico, ma l'ho fatto perchè non sentivo di vivere come avrei voluto. Quello che facevo stava per diventare un sacrificio di volontà che non era giusto esistesse. E quindi, in modo resposabile per la mia famiglia, ho fatto quel primo passo al quale sono seguiti tanti altri che mi portano ad oggi (ed altri ce ne saranno).

    La mia vita non è diventata più facile. Le bollette arrivano sempre puntuali. Le increspature sono all'ordine del giorno. Ma adesso (e solo in questo momento, senza volermi dare un orizzonte temporale troppo lungo) sento che, dopo un po' di tempo, sto facendo di nuovo cose che amo. Adesso dopo un po' di tempo sto semplicemente vivendo un po' di più.

    Ti saluto, con il sincero augurio che, quanto da te ricercato, diventi il tuo presente.

    RispondiElimina
  5. Ti ringrazio di cuore, per le tue parole, anche se non possono che essere mezze parole. Il salto quantico per me è stato mettersi alla ricerca, e sto solo benedicendo il momento che l'ho fatto, adesso vorrei fare il prossimo e tutti quelli che vengono dopo. Credo che sia giunto il momento di smettere di cercare per me, da qualche parte ho letto che quando si smette di cercare si trova, ma ancora lo smettere di cercare diventa mollare tutto, compresa la realtà che mi circonda, mi abbandono ad uno stato come dire catatonico di chiusura che rasenta quasi il non voler vivere, anche se dentro di me so di non voler sprecare questo dono. Hai ragione mi sento oppresso da questa sensazione e purtroppo tutto quello che faccio accadere conferma queste sensazioni. So che devo andare avanti, lo faccio e continuo ad accumulare guai di ordine pratico, tento qualche strada e poi mi ritrovo a dover mettere insieme i pezzi. Gli errori che commetto, tutte le volte, mi fanno comprendere qualcosa di più' di me, c'è un miglioramento di consapevolezza che mi pare di pagare a caro prezzo ogni volta. Cado, mi rialzo, e cado ancora. E' come se avessi demolito le mie certezze e le mie sicurezze (almeno in parte) e continuassi ad inciampare sulle macerie. Lo so è una visone negativa, ma scelgo sempre di mettermela addosso, pur sapendo che mi limita, perché? Conosco il potere delle mie azioni ed ho una idea delle mie capacità, ma scelgo quasi sempre di stare fermo, sicuramente per paura, una paura molto forte che mi confermo di continuo, non appena alzo la testa per esprimere ciò che sono. Inizialmente tutto funziona alla perfezione, riesco persino a non temere quel che di spiacevole può succedere e non ci penso almeno consciamente, poi arriva sempre lo schiaffo e di nuovo giù nella polvere. Arriva quindi il periodo che attraverso adesso di immobilità o quasi, le bollette le pagherò e il lavoro aspetterà, salvo che poi si trasforma in debiti, in relazioni che si incrinano ecc. A livello teorico dopo dieci anni di questo lavorio, ho acquisito una certa esperienza teorica, ma quando passo alla pratica riecco le solite strategie, che so benissimo essere perdenti e non più' adeguate che prendono il sopravvento e mi lascio prendere la mano. Dopo lunghi anni di analisi so anche da dove vengono tutte le mie problematiche, ma non mi serve neanche sapere questo, e allora voglio il risarcimento, mi lamento, divento vittima, mi sento in colpa, cerco conferme di continuo, attribuisco agli altri i miei guai. Credo che sia questa la cosa che più mi opprime, non riuscire ad essere quello che so, on riuscire a mettere in pratica ciò che ho imparato dei miei errori, farmi sempre coinvolgere troppo. E' come se mi dimenticassi di me. Scusami se ho usato il tuo blog per sfogarmi un po, ma ne approfitto per cercare almeno di mettere in fila le cose che come giustamente hai scritto mi opprimono, grazie.

    RispondiElimina
  6. Le parole degli altri saranno sempre mezze parole perchè il loro tono ti sembrerà sempre retorico.
    Le parole dette a te stesso ti rimbombano nella testa in maniera insopportabile.
    Non devi identificare il salto quantico con l'inizio di una ricerca. La ricerca non finisce mai; il vero cambiamento (anche solo minimo) lo devi osservare in quello che fai abitualmente che può essere un pezzettino di salto quantico.
    Però noto che tu cerchi un rifiuto nevrotico di quello che sei adesso e quello che hai adesso. Forse non è il modo giusto per cominciare un cambiamento. La ricerca non è già, secondo me, cambiamento. La ricerca può essere un modo diverso per crearne i presupposti.

    Fai bene a sfogarti. E' l'unica cosa che in momenti di crisi, può darti un po' di conforto. Ma la crisi e gli sfoghi servono per andare alla ricerca successiva di lucidità....

    RispondiElimina
  7. Rileggo quello che ho scritto un anno e mezzo fa. Dall'esterno non è cambiato molto, le bollette e le increspature sono sempre le stesse, ma dall'interno la prospettiva è un pochino diversa, forse ho trovato un briciolo di consapevolezza, le difficoltà che incontro diventano spesso occasione di crescita, le accetto, le affronto, qualche volta con successo altre volte meno e vado avanti su questo percorso che mi sono scelto in un modo più leggero. La cosa che ho iniziato a notare è che molte volte mi esce in modo automatico il "non sono stato io" che esprime la mia non assunzione di responsabilità'. Questo moto avviene però in modo soft, mi limito a pensare che non sono stato io, ma senza farne un più' un dramma e senza cercare per forza un colpevole in quanto il presunto tale ha fatto quello che poteva e sapeva fare. In realtà un colpevole diverso da me lo trovo sempre, ma in qualche modo lo giustifico e lo assolvo. A livello di assunzione di responsabilità non cambia molto per me, ma per lo meno in questo modo vivo la faccenda molto meglio senza farne un dramma. Spero che questo sia un piccolo passo in avanti. Quando riuscirò a pensare senza alcun dubbio che i guai in cui mi dibatto sono il frutto di qualche semino che ho piantato io chissà quanto tempo fa, probabilmente sarò arrivato alla assunzione delle mie responsabilità in toto. La questione di cercare fuori quello che invece dipende dal dentro è veramente una sfida, l'ego arriva e si difende. Ill semplice dire, grazie, scusa, mi dispiace, per non parlare poi del dare in modo disinteressato, diventano sinonimi di sconfitta e non affermazione personale senza andare a guardare quelle situazioni nelle quali per paura o per pigrizia non si scende in campo evitando di affrontarle, attribuendo naturalmente la responsabilità a qualcun altro. Probabilmente non dire grazie scusa mi dispiace in talune situazioni, compensa il ritirarsi da altre situazioni di conflitto, come dire okkei la mi sono ritirato, ma guarda adesso come è stronzo questo. Grazie e ciao
    Stefano

    RispondiElimina
  8. Ciao Stefano.
    Spesso mi rileggo anche io ed è proprio in quei momenti che riscopro che, ogni cosa che sto vivendo oggi (nel bene e nel male), è frutto di qualcosa che credevo e che ho perseguito in un determinato momento.
    Quello che mi conforta in parte, è la consapevolezza che per determinate cose oggi forse farei le stesse scelte, pur sapendo che mi hanno comportato non pochi problemi (quelli che magari sto vivendo ancora oggi).

    Saluti, a presto

    Antonio

    RispondiElimina
  9. In poche parole la Consapevolezza avviene nel momento in cui si arriva a Distinguere la differenza tra Bene e Male. Capito questo si ha Nuova Vita. Lavorare su se stessi in primis, osservare e agire sempre e cmq nel Bene per capire e avere vita felice eterna. Al contrario si avrà sempre una vita infelice. La Forza, la fede é in Noi solo in Noi. É piu Semplice a Farsi che a Dirsi. Forza e Coraggio. Provare per credere.

    RispondiElimina
  10. Ciao Chiara.
    Di certo il punto centrale è lavorare su se stessi, ma non so se agire sempre nel bene ti darà felicità e non farlo invece darà infelicità. Penso che sia i momenti difficili, sia i momenti felici, possono avere qualcosa che, se compresa, può arricchire la nostra vita, seppure con sofferenza. Forza e Coraggio sono fondamentali!
    Ciao!

    RispondiElimina