domenica 8 novembre 2009

Idee e Azione




Ho trovato molto interessante e stimolante riflettere sulla natura e sulla struttura del nostro agire.

Per non risultare troppo noioso ho cercato di sintetizzare e rendere quanto più concreta l’analisi (per quanto possibile). 

Mi voglio soffermare, in particolare, sulla comprensione della “natura dell’azione”. 

L’interrogativo che mi pongo è: l’azione è generata dalle idee o le idee sono costruite intorno all’azione? 

Verrebbe da rispondere che alla base di ogni azione deve esserci un’idea. 

Per cui dovrei chiedermi: come si genera un’idea? E potrei, senza eccessive critiche, rispondere che l’idea si genera dal pensiero. Cioè l’idea è il risultato del processo di pensiero. 

Il processo di pensiero è innescato dalla memoria. Quando facciamo esperienza e tale esperienza si fissa nella mente, l'azione successiva, non può che essere generata dall'esperienza (memoria) che abbiamo nella nostra mente. Quante volte ci siamo trovati in situazioni che immediatamente ci hanno ricollegato ad altre esperienze (negative o positive) e tali esperienze hanno condizionato il nostro agire. Proprio perché in quel momento il processo di pensiero è stato condizionato dalla memoria, abbiamo agito (o reagito) guidati (anche inconsciamente) dalla memoria (esperienza). 

Per cui dobbiamo interrogarci sul se possa esservi un’azione che non è guidata dall’esperienza e dal processo di pensiero. 

Ma cos’è l’azione quando non c’è il processo di pensiero? O meglio: è possibile un’azione senza il processo di pensiero?

In prima battuta l’azione non guidata e non limitata dal pensiero (e dunque dalla memoria),  potrebbe essere quella che noi identifichiamo con il termine di “creatività”.

Ma anche su questo aspetto mi possono venire dei dubbi, in quanto, anche nell’azione apparentemente creativa (invenzione) le basi sono fondate sul pensiero e sull’esperienza.

Mi viene da fare l’esempio di Picasso, che con il suo stile inconfondibile, è diventato famoso per la forte innovazione che ha dato al dipingere (ve ne sono tantissimi che lo hanno fatto, ma Picasso mi sembra emblematico). Ebbene, anche quello che ha “creato” Picasso, ha avuto alla base un’esperienza che lo ha guidato nella ricerca di qualcosa di innovativo; qualcosa che guardasse da un’altra prospettiva quello che già conosceva, cioè la sua memoria.

Naturalmente, questo non vuole ridurre le capacità innovative di quanti hanno contribuito allo sviluppo dell’umanità, ma vuole essere un motivo di stimolo per chi pensa che abbiamo capacità limitate e solo alcune persone eccezionali possono riuscire in quello che fanno. 

Con questo non voglio dire che tutti possiamo essere dei Picasso (ci vogliono tante altre caratteristiche, quali la passione, la perseveranza, la costanza ecc), ma ciascuno di noi può riuscire bene ed essere soddisfatto nella sua nicchia di vita. 

Questo perché ritengo che siamo tutti dotati di un patrimonio neurologico simile, sicuramente influenzato, nel corso della sua crescita, dall’aspetto socio-culturale, ma che può aiutarci a trovare le “soluzioni innovative” ai problemi di tutti i giorni, basandosi sul pensiero e sull’esperienza. 

E prendendo provocatoriamente spunto dall’affermazione di Charles H. Duell del 1899 (responsabile dell’Ufficio Brevetti degli Stati Uniti), il quale diceva che “E’ già stato inventato tutto l’inventabile”, voglio concludere che, per fare qualcosa di veramente utile o per riuscire a raggiungere i propri obiettivi, non è necessario strizzarsi la mente per tirare fuori un’invenzione che lasci il mondo a bocca aperta, ma potrebbe bastare mettere insieme pezzi della nostra memoria e della nostra esperienza per fare meglio quello che già facciamo tutti i giorni.

Ovviamente bisognerà avere massima fiducia delle grandi riserve inutilizzate della nostra mente, non solo per le esperienze già fatte, ma soprattutto per quelle che faremo.

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