domenica 25 aprile 2010

Prepararsi al cambiamento senza drammi: il coraggio di rimettersi in gioco!


In questo post ho raccolto una serie di informazioni circa un argomento che, in linea teorica, può interessare tutti, anche chi non si sente attualmente toccato dai problemi dell’economia e dalla sua lenta ripresa.

Infatti, stiamo cercando con fatica di uscire dal pantano della crisi mondiale, ma dobbiamo fare i conti con un dato contrastante.

Dalle ultime rilevazioni economiche sembra che, mentre la produzione interna sta lentamente crescendo, la disoccupazione non sembra dare segni di inversione di tendenza.

E’ vero che, su tale dato, può parzialmente influire il comportamento delle aziende (anche quelle non proprio in sofferenza), che hanno colto la palla al balzo trovando “accordi alternativi” con i propri dipendenti, motivando gli stessi come un contribuito alla sopravvivenza dell’azienda.

Ma l’altro aspetto è la constatazione e la presa d’atto che tali “accordi alternativi” hanno fatto venir meno ogni garanzia ai dipendenti per il mantenimento in futuro del proprio posto di lavoro.

Tale situazione non è certamente gratificante per coloro che sanno di valere e si sentono quasi oppressi da una forzata compressione delle proprie capacità (pur mantenendo, in alcuni casi, le proprie entrate finanziarie pressoché invariate).

Per cui, continuando a dare sempre e comunque il massimo nel proprio lavoro per poter sperare che rimanga lo stesso, è anche bene mettere in preventivo un cambio di rotta che, più o meno bruscamente, potrà avvenire nella vostra vita lavorativa.


Il discorso che sto andando a fare, non riguarda solo chi potrebbe trovarsi da un momento all’altro senza lavoro, ma riguarda anche chi un lavoro non ce l’ha ed è in cerca di un’occupazione fissa come dipendente (cosa che diventa sempre di più una chimera).

Ciò che voglio analizzare di seguito è il contesto in cui ci troviamo e le difficoltà (superabili) a cui si va incontro quando si decide (o si è costretti) ad affrontare un nuovo progetto lavorativo, magari pensando di mettersi in proprio.

Nel nostro paese, ancor più che in altre realtà europee come la Francia e la Germania, la base produttiva è composta per una quota importante dalla piccola impresa e, ancor più, dalla microimpresa.

Proprio in questo periodo, quando la crisi produttiva e la crisi delle vendite, associate all’aumento dei tempi di incasso dei crediti, stanno facendo boccheggiare le nostre imprese, ci sarebbe da aspettarsi un ruolo forte e deciso del sistema bancario che, nello svolgere in pieno la sua funzione sociale di sostegno delle idee produttive, dia una svolta alla ripresa della macchina economica nazionale.

E ciò sarebbe molto importante per chi nel mondo dell’impresa sta pensando di entrarci.

Purtroppo, ed in questo non racconto nessuna novità, le banche stanno continuando a svolgere il loro più distorto compito di gestione degli impieghi in maniera speculativa.

Mi riferisco soprattutto ai grandi gruppi bancari che, ormai, hanno perso la loro personalità intesa come radicamento sul territorio in cui operano (1) e i funzionari sono sempre più interessati e spronati a fare un lavoro diverso da quello che l’Istituto di credito è chiamato a svolgere: cioè sono sempre più venditori di prodotti finanziari inutili e pieni di commissioni, piuttosto che impegnarsi nella loro funzione primaria di soggetti che “devono dare credito” alle imprese e soprattutto alle idee.


E’ vero che gli Istituti hanno visto ridursi drasticamente gli utili in questi due anni trascorsi, accompagnati da un aumento consistente delle sofferenze. La conseguenza che si è avuta è stata, negli ultimi mesi, un restringimento del credito ed un inasprimento delle commissioni, degli spread, delle garanzie richieste a fronte di credito (2).

Si è avuto un po’ di respiro a seguito dell’Avviso Comune per la sospensione dei debiti siglato l’agosto scorso.

Ma ciò che si attende ancora è il sostanziale cambio di mentalità nell’interpretare il rapporto con la base produttiva del paese e soprattutto la riscoperta del ruolo sociale che devono svolgere gli Istituti di credito. Ruolo che non deve essere solo richiamato quando si tratta di valutare interventi pubblici a loro sostegno.

In questo contesto non proprio roseo, in un periodo in cui sempre più persone vedono come un miraggio un posto sicuro da dipendente, sembra che non ci sia speranza per chi ha delle idee o un sogno da realizzare, avendo in mente un progetto da autonomo, da imprenditore individuale.

Cosa deve fare chi si trova in questa situazione, deve rinunciare alle proprie idee?? E vivere nella speranza di un posto fisso??

E’ vero che chi ha avuto la fortuna di avere un genitore con una buona liquidazione ha potuto beneficiare in qualche modo di tale situazione; ma nella maggioranza di questi casi si è provato, anche giustamente, a comprare un’abitazione, sia per una questione di esigenza abitativa del giovane, sia per mettere al sicuro i sacrifici di una vita dei genitori.

Rimane comunque, anche in questi casi, così come per chi non ha avuto neanche la possibilità di comprarsi una casa, il problema di avere un piccolo aiuto finanziario per avviarsi in qualche attività.

Come fare?

Se è vero che i grandi Gruppi Bancari sono sempre in direzione di quella spersonalizzazione di cui parlavo (basti pensare che vi sono alcuni di questi Istituti che hanno dato in outsourcing in Romania le lavorazioni di alcune operazioni bancarie semplici, quelle che faceva una volta il gestore o un incaricato ad hoc presso le filiali), dall’altro lato vi sono alcuni Istituti Bancari “piccoli” che hanno saputo calarsi, con questa loro dimensione, a fianco di tante piccole e medie imprese.

Infatti, diverse banche popolari o cooperative, senza sottovalutare le difficoltà delle aree territoriali in cui operano, e senza concedere finanziamenti in maniera sprovveduta, sono state capaci di far migrare verso le loro casse una discreta fetta di raccolta che si è trasformata in un aumento degli impieghi.

Questo è stato possibile grazie alla loro dimensione e struttura, molto vicina a quella degli imprenditori locali che si sono visti affiancare e consigliare in maniera alquanto responsabile con persone che si sono sedute ad ascoltare le loro problematiche.

La conoscenza approfondita delle realtà imprenditoriali ha consentito a tali Banche di integrare i rating quantitativi con informazioni sulla qualità della controparte riuscendo a migliorare (non sempre) le risultanze meramente tecniche di tali rating. E pertanto stanno eseguendo in pieno il loro compito fondamentale che è quello di “dare credito” agli imprenditori meritevoli.

Pertanto (fortunatamente), questi Istituti hanno saputo riconoscere, nonostante la crisi, le realtà economiche e imprenditoriali da sostenere con il loro contributo.

Queste circostanze ci fanno comprendere che forse, per chi ha idee brillanti e soprattutto meritevoli di credito, una speranza di vederle realizzate vi è.

Non sto dicendo che sarà più semplice presentarsi una mattina in banca ed uscire dopo un paio d’ore con un bell’assegno. Quello che voglio dire è che dobbiamo essere capaci di costruire il nostro progetto e presentarci all’Istituto di Credito con la consapevolezza di essere ascoltato, compreso e consigliato, anche di desistere al massimo.

L’importante è riuscire a capire che vi sono anche Istituti di Credito che hanno persone disposte ad ascoltarvi e dirvi in quale punto il vostro progetto è carente (siamo sempre di fronte a persone per cui non ci si potrà sempre aspettare lo stesso approccio e la stessa comprensione). Oppure potrebbero consigliarvi di ridimensionarlo per renderlo più calzante rispetto alle prospettive di crescita o rispetto alla vostra struttura patrimoniale. Infine, vi guideranno anche nella strutturazione delle garanzie delle quali purtroppo non riusciranno a fare a meno.

Se tutto questo non è sufficiente per ottenere un finanziamento, non significa che non possiate fare senza. Del resto stiamo parlando di avere un pizzico di coraggio e voglia di “reinventarsi”.
Vi porto l’esempio dei tanti lavoratori espulsi dal settore tessile di Prato e provincia che in un modo o nell’altro stanno cercando di riqualificarsi. Ho letto ad esempio la storia di alcuni che, a 50 anni, dopo una vita tra i tessuti, si sono reinventati pasticcieri.

Un ruolo forte, da questo punto di vista, lo stanno svolgendo i Centri per l’Impiego (ex Uffici di Collocamento) soprattutto come centri di orientamento e formazione che cercano di trasferire ai giovani (e ai meno giovani) il concetto che per avere più speranze bisogna “ragionare da autonomi, coltivare nuovi interessi in modo da trovare sempre più stimoli” senza avere timore di lanciarsi, attraverso le tante opportunità di formazione, anche gratuita, in nuovi settori.

Pur non essendo una sfida semplice, si può di certo concordare con questo approccio.

Tornando al nostro progetto, dopo aver affrontato lo scoglio della fonte di finanziamento (ammesso che lo abbiate superato, ma vi invito a non fermarvi al primo rifiuto: forse quella persona non vi stava ascoltando bene o forse non avete fatto comprendere che stavano perdendo un'occasione lasciandovi andare), la vostra idea e quindi la nascita della vostra impresa, avrà bisogno di avere una veste giuridica per partire. Su questo aspetto molti si impantanano oppure devono affidarsi a professionisti che, ovviamente avranno il loro tornaconto.

Fermo restando che nella fase di gestione della vostra impresa, sarà importante affidarsi ad un professionista capace di guidare nelle opportune scelte strategiche la vostra idea (e non semplicemente “fare la contabilità”), per quanto riguarda la fase della nascita della vostra attività ci viene in aiuto una novità introdotta a partire dal primo Aprile.

Questa novità si chiama “ComUnica” che equivale a “Comunicazione Unica”. In pratica, l’avvio della vostra attività potrà avvenire in un solo giorno, con una comunicazione congiunta alla Camera di Commercio, all’Agenzia delle Entrate, all’INPS, all’INAIL, Albo Artigiani e Ministero del lavoro. Ciò comporta ovviamente un grande risparmio di tempo (si evitano file) e denaro (si risparmiano valori bollati e spese di segreteria).

La novità non deve scoraggiare per il fatto che la procedura è tutta per via telematica e pertanto vi è necessità di firma digitale e PEC (posta elettronica certificata). Infatti, nella prima fase di applicazione, ci saranno oltre 400 dipendenti delle Camere di Commercio, appositamente formati per dare supporto e informazioni ai nuovi imprenditori (o anche ai già imprenditori che devono effettuare variazioni alla propria attività). In alternativa, oltre al vostro consulente (notaio o commercialista), ci sono le associazioni di categoria che di certo vi guideranno nella procedura.

La ricevuta della prima iscrizione, rilasciata dal sistema, dopo aver verificato i requisiti di ricevibilità della domanda, oltre ad attestare l’avvio dei vari procedimenti, costituisce titolo per l’avvio dell’attività imprenditoriale.

Spero che queste informazioni saranno utili a smuovere qualche tua indecisione e soprattutto per darti lo stimolo giusto che ti bloccava. O anche solo per farti trovare pronto ad affrontare eventuali future difficoltà.

Se hai veramente voglia di realizzare quello che hai in mente, ma ti sembra difficile, ricordati che una strada si trova sempre, l’importante è cominciare ad agire ora!!



(1) Si pensi alla rotazione continua dei gestori, finalizzata, negli obiettivi degli Istituti, a non far creare a livello locale intrecci troppo personali tra imprese e funzionari, oltre che a disincentivare chi ha problemi di spostamento e pertanto deve subire dequalificazioni. Inoltre, il personale è sempre insufficiente per rispondere alle cresciute esigenze della clientela (questo anche per la strategia di contenimento dei costi che gli Istituti stanno perseguendo)

(2) Si è un po’ trovato un alibi nell’applicazione, sempre più stringente, dei principi di Basilea 2, la cui ristrutturazione è reclamata ormai da più parti per poterla adattare alla realtà di impresa del nostro paese.




2 commenti:

  1. Sono convinto che la crisi migliori le capacita' di ognuno di noi, perche' ci obbliga a valutare con attenzione le opportunita' e a saper titar fuori il coraggio!
    Per chi non l'avesse mai fatto, consiglio di ascoltare "La crisi secondo Einstein" (che protrete trovare tranquillamente su Youtube).
    In bocca al lupo a tutti!

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  2. Bene, questo è lo spirito giusto!!

    Diciamo che il video su youtube (interpretato da Fabio Volo), riassume questo spirito.

    Vi metto il link

    La crisi secondo Albert Einstein

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