giovedì 23 settembre 2010

La speranza e l’ottimismo: due sentimenti da non banalizzare!




Vi sono alcune capacità emotive che possono fare la differenza tra la vita che dobbiamo subire e la vita che vorremmo vivere.

La speranza, ad esempio, può essere quella dote emotiva che può portare gli individui a risultati differenti, anche se, dal punto di vista intellettivo, si hanno le stesse potenzialità.

Per speranza non dobbiamo intendere quel concetto popolare per il quale ci si affida a chissà quale Santo affinché ci aiuti a realizzare qualcosa o ad ottenere un risultato.
Per speranza dobbiamo intendere la capacità di convincersi di avere la volontà ed i mezzi per raggiungere quello che vogliamo realizzare. Gli individui si differenziano nei risultati per il loro modo di sperare. Infatti, vi sono persone che contano di riuscire a risolvere i problemi con una motivazione radicata nella loro convinzione di avere le capacità ed le energie giuste per farlo. Sono convinti che troveranno la strada giusta pur dovendo provare più volte e facendo affidamento sulla loro flessibilità.

Chi invece non spera in maniera convinta è destinato a rinunciare in breve tempo in quanto si fa sopraffare da un’ansia improduttiva che non gli da la giusta spinta.

Strettamente legato alla speranza, di cui è anche motore, è l’ottimismo.
L’ottimismo è un termine inflazionato usato spesso in maniera propagandistica. Anche per l’ottimismo, dunque, bisogna cercarne il valore partendo da se stessi. Chi riesce ad essere ottimista, per carattere o perché si è motivato in tal senso, riesce a non crollare di fronte a situazioni difficili. Riesce a sopportare lo stress di un fallimento o di un incidente di percorso, in quanto spiega a se stesso l’evento come generato da qualcosa che poteva essere fatta diversamente. Quindi si convince che, modificando alcuni dettagli o un atteggiamento o un piano d’azione, può cambiare il risultato finale.

Al contrario il pessimista lega i fallimenti o gli incidenti di percorso a circostanze che sono fuori dalla sua portata, ad un disegno scritto nel suo destino e contro il quale lui non può fare niente.

Ci sono diversi studi che hanno mostrato che la speranza e l’ottimismo sono fattori predittivi del successo scolastico a parità di capacità verbali e logico-matematiche.

Da ciò emerge che, le capacità complessive di affrontare e superare gli ostacoli, non sono qualcosa di predeterminato, ma possono variare al variare della nostra forza emotiva.

Queste capacità, pur differenti da persona a persona, possono essere modificate e migliorate. Ogni volta che si sbaglia qualcosa o si fallisce un obiettivo, bisogna cercare le cause, isolarle e farne esperienza. Sia che si tratti di una nostra debolezza conoscitiva, sia che si tratti di un errore emotivo, la circostanza di averli identificati darà la possibilità di cambiarli.

Si innesca così un processo di apprendimento che si autoalimenta andando a rafforzare la nostra convinzione di avere il controllo della situazione e la capacità di affrontare le sfide.

In definitiva, se può essere vero che si nasce con una naturale tendenza verso l’ottimismo o verso il pessimismo, è anche vero che la tendenza al pessimismo può essere modificata e portata sulla strada dell’ottimismo attraverso l’esperienza!

2 commenti:

  1. Eccomi qua!!!
    Non esiste il destino, siamo noi gli artefici della nostra vita, con le nostre scelte.
    Per me esiste la consapevolezza non il destino... e naturalmente la speranza!!!
    Bello questo post

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  2. Bene Rita! Grazie
    Molto positivo il tuo modo di interpretare la vita!

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