domenica 28 marzo 2010

Cos'è che frena la ripresa economica?


Da quando ci sono stati i primi segni di ripresa dell’economia, mi sto chiedendo quale possa essere l’elemento che potrà darle un impulso deciso, al punto da rendere questa ripresa seria e costante.

A dire la verità non sono riuscito a darmi una risposta univoca, in quanto sono diverse le variabili che potrebbero ridare impulso al processo di crescita dell’economia mondiale.

Ho individuato, invece, un elemento che, secondo logica, sembra essere il freno che attualmente sta impedendo una decisa crescita dell'economia (almeno dalle nostre parti).

Prima di dire quale sia secondo me questo elemento, evidenzio che, una parziale conferma di questa mia impressione, mi è giunta da un articolo letto su un quotidiano di informazione finanziaria.

Praticamente, da una elaborazione delle statistiche provinciali di Banca d’Italia, è emerso che a partire da fine 2008 (quindi dopo i crack finanziari) e fino a dicembre 2009, il risparmio su base trimestrale delle famiglie italiane è cresciuto: l’incremento medio per trimestre dei depositi è stato del 2,2% (rispetto all’1,5% del periodo precedente). Quindi, facendo i conti su base annua, si è avuta una bella crescita dei "salvadanai".

Tralasciando quelle che possono essere state le intuitive motivazioni psicologiche e pratiche di tale variazione nel comportamento degli italiani, viene da chiedersi: ma allora non è vero che stiamo senza soldi??  Siamo solo meno spendaccioni??

Il concetto è un po’ meno semplice di quanto emerge da questi dati.

Infatti, quello che mi pare di aver notato è che, riconoscendo il dato di cui sopra come media statistica (quindi dati oggettivi che vanno però analizzati nelle trame), ciò che non fa ripartire l’economia è la “paura” delle famiglie.

Cioè, dopo i tanti crack finanziari che, partendo dall’America, hanno diffuso a livello globale incertezza per il futuro (o meglio, hanno levato certezza a quello che avevamo nel presente), le famiglie e le imprese hanno un po’ fatto come il riccio, si sono chiuse e hanno cominciato a non rischiare più.

Si è diffusa la paura per un futuro incerto.

Se prima non avevo problemi a farmi un finanziamento per acquistare una nuova auto o semplicemente per finanziarmi l’acquisto di un motorino o un elettrodomestico, questa propensione al rischio adesso si è fortemente ritirata. Così come molti capitali hanno lasciato il mercato azionario dirigendosi verso depositi più sicuri.

La conseguenza di ciò è stata che le famiglie hanno cominciato a fare i conti con quello che potevano comprare in contanti, ma, siccome non hanno il coraggio (giustamente in questo periodo) di spendere tutto, hanno dovuto cominciare, mediamente, a rinunciare a qualcosa. Alla seconda auto, ad un televisore nuovo, ad una vacanza più lunga, ad uscite a pranzo e a cena meno frequenti.

Da questo punto di vista, mentre il ricorso più scarso ai finanziamenti  (conseguenza della minore propensione al rischio) ha fatto scendere la capacità di spesa delle persone, dall’altro lato, le persone hanno preferito mettere parzialmente da parte quello che potevano spendere in contanti, per tenersi al riparo da conseguenze finanziarie negative, di un prossimo futuro, per la loro famiglia.

Ovviamente, il doppio effetto di cui sopra, ha fatto si che le famiglie, abituate a spendere e godere di servizi anche oltre le proprie possibilità finanziarie, hanno cominciato ad essere infelici.

L’infelicità ha fatto si che le cose apparissero ancora più negative e di conseguenza la paura delle famiglie si è incrementata.

Un po’ questo fenomeno, un po’ l’invasione, ancora più forte rispetto agli ultimi anni, di prodotti a basso costo provenienti dall’oriente, ed ecco che le imprese occidentali sono andate in crisi di domanda e hanno dovuto rallentare produzione ed erogazione di servizi (con tutte le conseguenze sull'occupazione e sulla remunerazione della forza lavoro).

Tralasciando l’analisi dei meccanismi economici globali e delle dinamiche che ci hanno verosimilmente portato nella crisi e  che non ci fanno uscire dal “pantano”, vorrei concludere, invitandovi ad una riflessione sulla non semplice soluzione ai problemi che affliggono quotidianamente le nostre finanze.

Non vi dirò certo di prendere quel piccolo risparmio e andarlo a spendere (sarebbe come darsi il colpo di grazia, anche psicologicamente).
Vi invito, invece, a riflettere sul fatto che in quest'anno avete di certo fatto più attenzione alla vostra finanza familiare. Oggi, rispetto a prima, avete dovuto cambiare il vostro modo di affrontare il quotidiano, condizionati dalle incertezze future.

Oggi, se ci riflettete, vi siete dovuti documentare su tanti piccoli argomenti che prima tralasciavate in quanto non era “vostra materia”, ma oggi vi interessa seguirne magari l’andamento o magari sapere che, con una piccola analisi, potete trovare una soluzione più economica, rispetto a prima, ad un vostro problema quotidiano.

In sintesi tutti siamo, per forza di cose, diventati più attenti e oculati nella gestione del nostro budget familiare.

Tale circostanza deve essere per noi un punto di partenza. Dobbiamo avere fiducia sul fatto che, oggi, sono alla nostra portata tante informazioni e conoscenze che rispetto a prima possono diminuire (ovviamente non annullare) l’asimmetria conoscitiva che caratterizzava il mondo economico e finanziario.

Da questa base possiamo, nel nostro piccolo, ripartire dandoci fiducia da soli; affrontando le nostre spese quotidiane o periodiche con maggiore consapevolezza e minore incoscienza.

E vi voglio invitare ad essere sempre più attenti al risparmio, non come mezzo di accumulo fine a se stesso, ma come mezzo per spostare le nostre spese dal superfluo o dallo spreco, alle spese che possono dare una reale maggiore qualità alla nostra vita.

E sappiate che il maggior risparmio nasce dalle azioni che quotidianamente facciamo in maniera automatica. Mi riferisco soprattutto ad un aspetto a cui tengo molto che è quello del risparmio energetico. Ma si estende ad ogni aspetto della nostra vita, dai beni primari ai consumi secondari.

Partendo dall’interno delle nostre case potremo, infatti, avere a disposizione mensilmente cifre aggiuntive solo modificando lievemente le nostre abitudini quotidiane.

Di questo ne sono convinto non in teoria, ma in pratica. Infatti, mettendo insieme consigli di esperti, riviste specializzate, guide di associazioni di consumatori, mi sono fatto una guida personale che già sto mettendo in pratica da un po’ e che, come è successo per me, può dare da subito qualche piccolo segnale alle vostre finanze. Naturalmente dipende dal vostro modo di vivere e di consumare. Ma, anche per redditi medio bassi, può dare discrete soddisfazioni.

Non ho ancora dato a questa guida una veste presentabile, ma conto di farlo al più presto e metterla a vostra disposizione augurandomi di poterla arricchire anche con vostri consigli o abitudini che comportino la riduzione dello spreco quotidiano, che potrà darci “una lira” in più da dedicare alle passioni che ci rendono felici!!!

6 commenti:

  1. Sono d'accordo perfettamente con la tua analisi.
    Volevo solo puntualizzare un aspetto che caratterizza questa crisi: la difficolta' di accedere al credito (si e' infatti parlato di "crisi delle banche"). Cio' ha comportato che alcune famiglie si sono trovate "costrette" a risparmiare, in quanto la stessa banca che 2 anni fa sarebbe stata contenta di finanziargli anche il 100% dell'acquisto della sua casa, ora fa difficolta' a finanziargli il 75%...
    In questo caso non si tratta di paura (per esempio, il dipendente pubblico non ha o non dovrebbe avere alcuna paura della crisi), ma solo di una oggettiva difficolta': speriamo che almeno questo problema possa trovare una soluzione nel corso dei mesi a venire (senza dover attendere il prox anno).

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  2. Diciamo che io mi riferivo ai finanziamenti per l'acquisto di beni durevoli non di prima necessità.
    Per quanto riguarda il mattone, lo devi considerare come una forma di risparmio: infatti, sempre da quelle elaborazioni statistiche, risulta che i prestiti, sono cresciuti dell'1,5%, sempre su base trimestrale (rispetto al 0,2% del periodo precedente) e la maggior parte di questi si riferiscono a mutui per l'acquisto della prima casa.
    Il dato va letto nell'ottica della maggiore propensione all'acquisto del mattone col favore dei tassi bassi. Cioè, su questa statistica hanno inciso quelli che forse non avevano problemi a farsi un mutuo e ad anticipare il 25% del prezzo della casa (quindi magari come investimento)...
    Per quanto riguarda le speranze per quest'anno, sicuramente le banche saranno sempre attente, ma vivono di prestiti, per cui dovranno sciogliersi... in più i prezzi delle abitazioni si prevedono ancora in discesa per il 2010.... quindi incrociamo le dita!!

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  3. ..aggiungo, proprio a causa dei finanziamenti al 100% (a volte 110%) con rate impossibili, tante famiglie si sono trovate in difficoltà e proprio per questi motivi poi ci sono stati i crak delle banche americane che hanno generato la crisi: quindi io sono d'accordo per un credito "controllato" nell'interesse del soggetto beneficiario del prestito... ovviamente un minimo di apertura delle banche ci vuole!!

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  4. L'acquisto della casa e il pagamento del conseguente mutuo genera - a mio avviso - raramente problemi (anche se faccio un finanziamento al 100%), perche' tanto avrei dovuto comunque pagare l'affitto...
    I problemi ci sono quando, accanto alla rata del mutuo, comincio ad accedere anche a "finanziamenti per l'acquisto di beni durevoli non di prima necessità", o peggio ancora alle carte di credito (strumento quest'ultimo che necessiterebbe di una grande conoscenza finanziaria), d'altronde che faccio? Non compro una nuova auto o il televisore LCD?
    Tutto cio' finisce per rendere "incontrollabile" il debito della famiglia: forse non esiste piu' il "buon padre di famiglia" di una volta...

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  5. Sull'aspetto dell'acquisto della casa, purtroppo i problemi ci sono stati quando le banche in passato hanno sovrafinanziato le persone, facendogli acquistare case che non potevano permettersi: magari partivano con una rata di € 600 (che equivaleva al fitto), poi i tassi sono schizzati e la rata è arrivata a € 850, a quel punto l'equilibrio familiare si è cominciato a rompere e poi è successo quel che è successo (è storia) con tante famiglie che stanno per perdere la casa (in quanto nel frattempo avevano anche contratto quei finanziamenti per auto, TV ecc.).

    Siccome la Banca aveva finanziato al 100-110% del valore della casa, dovendo questa andare a mercato per recuperare i soldi del mutuo che la persona non riusciva più ad onorare, ha perso "qualcosina" in quando si sa che quando hai fretta di vendere casa, o svendi o attendi (le banche non possono attendere in quanto non sono gestori di immobili).

    Per questo ora le banche sono più restie (non lo fanno quasi più) a finanziare il 100% del valore della casa (oltre ai limiti che impongono sul rapporto tra rata e reddito).

    Per cui, forse è vero che non vi è più il buon padre di famiglia di una volta, ma non vi è neanche più la società e il sistema finanziario di una volta...

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  6. Esatto, in fondo il sistema si regge sulla FIDUCIA: se i diversi attori in gioco (banche, famiglie e "societa'") non ne hanno l'uno nell'altra...

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