lunedì 12 ottobre 2009

L'inizio

Mi piace pensare a questo spazio come ad un “carnet de voyage” in cui annotare tappa per tappa tutte le sensazioni, emozioni, delusioni, interrogativi, dolori,  risposte con cui mi sono confrontato e ancora mi sto confrontando, durante il corso del viaggio. Un viaggio interiore, iniziato molto tempo prima di questo momento, quando è cambiato il mio modo di approcciare l’esistenza; quando, improvvisamente, ho smesso di fare le cose che si dovevano fare e ho cominciato a fare le cose che amavo. Prima dovevo studiare perché studiando si aveva più possibilità di trovare un lavoro e in tal modo si potevano avere le risorse per comprare una macchina o per comprare altri beni normalmente ambiti nella nostra società.

Oggi studio per “conoscere”; il conoscere non come fine dell’attività di studio, ma il conoscere per “apprendere nozioni” e per confrontarle con la propria interpretazione degli accadimenti umani; oggi faccio un lavoro che mi piace e che rispecchia le mie caratteristiche, salvo ovviamente confrontarmi con un ciclico calo di stimoli (dovuto a nuove scoperte sull'essenza del proprio io). Riesco a trovare il tempo per dedicarmi ad altre passioni che prima trascuravo. E poi alla famiglia e, in senso più ampio, “agli affetti”, cerco di dare tutto il tempo che si può, perché non è mai abbastanza (e non vuol essere questa l'espressione di un luogo comune).


Questo non vuol dire che io abbia trovato “l’equilibrio del tutto”, ma in me si è consolidata la consapevolezza che si deve tendere a questo equilibrio ed una volta che si è vicini, cercare di non far perdere la proporzione ai diversi pesi. Naturalmente deve essere un processo graduale che può essere affrontato a tappe, facendo sempre ogni singola cosa con dedizione.


Mi spiego meglio: la nostra vita è composta da svariate sfere di interesse; c’è la sfera dei rapporti personali, c’è la sfera della professione, c’è la sfera della salute, la sfera della spiritualità, la sfera delle finanze e ci sono tutte le sfere che possono far parte dei nostri interessi e passioni personali. La nostra ricerca, il nostro viaggio, dovrebbe tendere, secondo quanto personalmente sto constatando, a quello che io chiamo l’“Equilibrato Benessere” (concetto che ho incontrato nella lettura e che ho fatto mio), che non coincide con l’essere eccelso in un qualche campo, ma passa per l’equilibrio di tutti quelli che sono gli interessi e le passioni della vita. Quando qualcosa nella nostra vita è trascurato o non tenuto nella dovuta attenzione, può capitare che crei squilibrio alla nostra esistenza; non importa quanto siamo stati bravi a sviluppare le nostre attitudini in altri campi della vita: l’elemento non proporzionato agli altri, da solo, potrà creare uno squilibrio ed un disorientamento nocivo se non regolato per tempo.


E dunque, lungi dal fare calcoli matematici per mantenere la giusta proporzione nella nostra vita, è bene avere all’orizzonte la meta del nostro viaggio, senza mai perdere di vista l’essenza dell’oggi, che deve spingerci verso la convinzione che non conta solo dove si vuole o si può arrivare: ciò che conta è l’intensità delle tappe che ti portano verso qualcosa...

4 commenti:

  1. Caro Antonio, leggo con attenzione il tuo blog, però a volte mi soffermo e rileggo alcuni periodi con attenzione per capire bene il senso, quindi, ti invito ad essere meno prolisso altrimenti capire un concetto, diventa impegnativo.

    RispondiElimina
  2. Hai ragione e devi capire che, quando qualcuno comincia a scrivere un blog, ha accumulato tanto e deve tirarlo fuori.
    I pensieri si accavallano ed è difficile risparmiare parole.
    E' come un fiume che scorre veloce.
    Accetto, comunque, il tuo consiglio e cercherò di essere più sintetico (ma non troppo)....

    RispondiElimina
  3. Totò, detto alla salernitana....si nu gruosso.....ovvero, il tuo pensiero ci indirizza a riflettere su alcuni concetti esistenziali che sembrano non apparteneci più, invece, un attimo di relax (per leggere il tuo blog) e ti accorgi che ci pervadono quotidianamente, però la velocità della corsa giornaliera è cosi alta che non riusciamo a fare un pit stop per comprendere il nostro "io" fino in fondo.

    RispondiElimina
  4. Dalla tua riflessione capisco che alcune domande non sono il solo a farmele... questo mi sprona a continuare...

    RispondiElimina