venerdì 11 giugno 2010

Euro sotto pressione: il ruolo giocato dalla speculazione.


Nel mio precedente post “Notizie e mercati finanziari: come affrontare lo stress psicologico da crisi”, avevo parlato della forte volatilità che sta interessando i mercati finanziari globali in questi ultimi periodi.

Ho parlato un po’ delle motivazioni e delle possibili cause, ma soprattutto ho affrontato il tema dell’approccio psicologico che il piccolo investitore deve necessariamente acquisire se vuole sopravvivere, appunto, nella sua veste di investitore.

Ho affrontato velocemente anche il discorso degli investitori istituzionali e di come con le loro strategie possono influenzare l’andamento dei mercati così come possono sfruttarne l’emotività.

In questo post voglio soffermarmi sull’argomento della speculazione partendo dall’ondata che sembra interessare l’Unione Europea e che sta accentuando i problemi relativi al debito degli Stati dell’Unione: quasi come un copione, sta mandando in scena una rappresentazione degna delle migliori tragedie greche, coadiuvata soprattutto dagli annunci delle ormai famigerate “agenzie di rating”.

Innanzitutto vi invito a leggere questo interessante articolo che spiega “perché la speculazione attacca gli Stati” passando per le motivazioni che fino a poco tempo fa spingevano le Banche a fare incetta di Titoli di Stato e come, in questo ultimo periodo, sia cambiato il profilo di rischio di tali strumenti finanziari.
Anche se devo aggiungere che, in una recente audizione alla Camera, il capo dell’ufficio e servizio studi di congiuntura e politica monetaria della Banca d’Italia ha detto che, il via libera dell’Ecofin all’EFST (European Financial Stability Facility, veicolo che si indebiterà sul mercato per soccorrere i paesi dell’Eurozona in difficoltà), “potrebbe dare sollievo al mercato”.

Per quello che riguarda l’Italia ha inoltre rassicurato che, i rischi assunti dalle banche italiane nei confronti della Grecia “risultano contenuti ed in calo negli ultimi anni” (un’esposizione quasi irrilevante rispetto a quella assunta dalla Francia e dalla Germania le quali hanno addirittura incrementato tale rischio proprio negli ultimi anni).

Quindi vado al cuore di questo post evidenziando che, la circostanza che l’Euro abbia perso quasi il 20% del suo valore da inizio anno rispetto al Dollaro, è un dato di fatto sul quale poco si può discutere.

Quello su cui si può discutere sono gli effetti e l’incidenza che tale variazione del valore della moneta unica potrebbe avere, a seconda dei punti di vista, sull’economia europea. Ma sarebbe una discussione su cui non si potrebbero avere elementi oggettivi facilmente individuabili per capirne l’evoluzione e i risvolti concreti se non dovendo fare opportune approssimazioni (ricordiamo che fino a poco tempo fa ci si lamentava dell’Euro troppo forte ed oggi invece ci si lamenta che stia perdendo valore troppo in fretta).

Mi voglio invece soffermare su un aspetto di cui credo si possa prendere atto.

Ormai sono all’ordine del giorno gli incontri per cercare di dare una svolta strategica e coordinata alla crisi che stanno affrontando i Paesi dell’Eurozona i quali, appunto, non riescono, nonostante la moneta unica, a raggiungere un equilibrio e (più concretamente) un’organizzazione per attuare una politica economica comune.

Questo compito è ancora più difficile se si vanno a considerare altri fattori che, non solo accentuano le difficoltà di coordinamento e di ripresa, ma addirittura scommettono contro le stesse innescando pericolosi meccanismi concatenati, che amplificano i problemi economici e finanziari dei Paesi.

Sto parlando degli interessi legati ai mercati finanziari e più in generale della speculazione che tramite gli stessi si attua.

Gli antagonisti principali di questa partita sono le Grandi Banche d’Affari (inglesi ed americane) e gli Hedge Fund.

Le prime sono le Grandi Banche che tutti abbiamo sentito almeno una volta nominare (Morgan Stanley, Jp Morgan, Goldman Sachs, Citigroup, Bank of America, Royal Bank of Scotland ecc.) e i secondi sono Fondi Aperti che investono con un profilo di rischio molto alto in tutti gli strumenti finanziari presenti sui mercati regolamentati, con strategie di tipo speculativo.

Infatti, gli strumenti preferiti (le armi), sono le “vendite allo scoperto” di azioni o di bond (titoli di Stato) e l’acquisto di “Cds” (Credit default swap) sui titoli di Stato.

La vendita allo scoperto è un’operazione con la quale, in un determinato momento, un soggetto prende in prestito dei titoli (azioni o titoli di Stato nel nostro caso) che non possiede e li vende al prezzo di mercato puntando sul crollo del prezzo stesso da quel momento in avanti. Successivamente, se si realizza questa discesa del prezzo, riacquisteranno i titoli ad un prezzo inferiore; restituiranno i titoli a chi li aveva prestati e lucreranno sulla differenza tra il prezzo di vendita (più alto) e il prezzo di acquisto (più basso). Il fatto che i titoli perdano di valore è molto probabile in quanto questi soggetti muovono grossi volumi e nel momento in cui i piccoli investitori vedono queste ondate di vendite con grossi volumi, cominciano ad aver paura e loro stessi vendono i propri titoli in portafoglio, aiutando gli speculatori nelle loro strategie.
Ovviamente per la valutazione dell’investimento si dovrà tener conto del prezzo (interesse) pagato per il prestito dei titoli.

Il Cds (Credit default swap) invece è uno strumento derivato che in sostanza rappresenta un’assicurazione contro il rischio di insolvenza dell’emittente di un determinato titolo (quindi ci si assicura contro il fallimento dell’emittente, non per un singolo titolo emesso da quell’emittente). Si paga un premio a fronte del quale, se ad una determinata scadenza l’emittente non è in grado di far fronte ai propri impegni, chi ha venduto il Cds deve pagare il capitale assicurato a chi ha comprato il Cds. A questo link trovate un bell’approfondimento sulla struttura ed il ruolo dei Cds.

Cosa sta succedendo in questo periodo?

I soggetti speculatori stanno attaccando chi è in difficoltà.  Banche d’Affari ed Hedge Fund stanno prendendo di mira i paesi dell’Eurozona più in difficoltà dal punto di vista dei conti pubblici. E lo stanno facendo vendendo allo scoperto i titoli di Stato di questi paesi o acquistando Cds che assicurano (quindi scommettono) contro il rischio di default (di insolvenza) degli stessi paesi.

Diciamo che alcune di queste manovre non sono sfuggite al Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti che sta ora indagando su alcuni Hedge Fund, sospettati di aver premeditato un “attacco comune”.

Ma a queste azioni speculative si devono aggiungere le “coperture” contro la forte perdita di valore che sta subendo l’Euro da parte delle grandi multinazionali Americane che, con lo scopo di assicurare i propri business da questi eventi, finiscono per utilizzare gli stessi strumenti che utilizzano gli speculatori, con ciò aggravando la situazione.

Si consideri poi che l’Euro, che fino a poco tempo fa era diventato una riserva di valore, di cui le casseforti delle Banche centrali mondiali continuavano a fare scorta, adesso ha avuto un ovvio rallentamento (gli investitori esteri come i cinesi hanno cominciato a vendere per alleggerire le proprie posizioni).

In tale situazione, dove gli eventi messi insieme moltiplicano gli effetti, si devono muovere i protagonisti di questa partita e cioè la Bce (Banca Centrale Europea), l’Unione Europea e i singoli Stati.

La possibilità di risollevare la testa e mostrare al mondo che l’Euro non è solo una moneta unica, ma un sistema economico che può competere a livello mondiale, passa per l’azione coordinata di questi soggetti che dovranno essere capaci di recuperare quella “fiducia” che si è persa sui mercati e per far ciò si dovrà mostrare una concreta coesione nell’opera di risanamento dei conti pubblici.

Solo così, i soggetti che hanno investito nei paesi europei considerati a rischio, potranno riacquistare fiducia nella capacità di tali paesi di onorare i propri debiti (principalmente quelli legati ai titoli di Stato).

A quanto pare alcune azioni sono state già intraprese dai diversi soggetti Europei (Bce, Unione Europea e Singoli Stati) ai quali si è affiancato il Fondo Monetario Internazionale. Tali azioni avranno effetti immediati (es. la Bce potrà intervenire per l’acquisto diretto dei titoli dei paesi in difficoltà facendone salire il prezzo e di conseguenza abbassandone il rendimento, che rappresenta il costo per il singolo Stato)  ed effetti più a lungo termine (es. le manovre di finanza pubblica che stanno attuando i singoli Stati avranno bisogno di un po’ di tempo per essere implementate e per dare dei risultati concreti).

Al piccolo investitore non resta, come al solito, che stare a guardare, osservando e valutando ogni movimento del mercato ed ogni evento che possa avere risvolti sui concreti andamenti economici futuri, senza farsi abbagliare da annunci catastrofici o al contrario da annunci molto positivi.

In tal modo riuscirà a perseguire la propria strategia di investimento basata innanzitutto sulla salvaguardia del proprio capitale e, perché no, sulla capacità di saper leggere un movimento e capire che ha la giusta forza per essere seguito e dare anche la soddisfazione legata ad un guadagno. Solo così una serie di guadagni superiore alla serie di perdite, potrà dare un discreto rendimento al portafoglio del piccolo investirore.

2 commenti:

  1. Non sarebbe forse il caso di limitare l'uso degli strumenti speculativi (in particolare i derivati)?
    Credo che la priorita' del momento sia legata alle esigenze delle famiglie e dell'economia reale, non certamente quella di pochi speculatori (che non penso andrebbero a finire in mezzo alla strada)...

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  2. Di certo limitare l'uso di alcuni strumenti può levare armi importanti alle mani forti del mercato, ma tale limitazione dovrebbe essere concepita nell'ambito di una regolamentazione generale delle borse che vada a tutelare i piccoli investitori.

    Purtroppo fino ad ora abbiamo assistito solo ad iniziative isolate che non fanno altro che contribuire a diffondere ulteriormente il panico nei "piccoli" (vedi l'iniziativa di maggio della Germania di limitare le vendite allo scoperto, che ha dato ancora maggiore instabilità ai mercati i giorni successivi)...

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