sabato 19 giugno 2010

Una vita di ordinaria follia.



La città è il luogo dove si sviluppano e si inseguono canali di energia che contribuiscono alla strutturazione della realtà economica e sociale nella quale viviamo.

Anche nelle periferie e nella provincia delle città si sviluppa la realtà economica e sociale, ma si può notare una sostanziale differenza tra i modi di sviluppo che tale realtà realizza.

Infatti, mentre nelle periferie i ritmi sono rallentati, nelle città tutto va ad una velocità triplicata rispetto alla periferia.

Questo ritmo comporta per l’individuo il raggiungimento dei propri obiettivi quotidiani in maniera più veloce, ma al contempo in maniera frenetica e caotica.

L’uomo della città è spinto da una forza molto simile alla “lotta per la sopravvivenza”, come se il raggiungimento dei propri obiettivi dovesse passare in maniera naturale per la prevaricazione degli altri uomini, come se la sopravvivenza economica e il raggiungimento sociale dovessero passare per la prevaricazione fisica.

Purtroppo questo approccio pervade tutti i campi della nostra vita, da quello familiare a quello lavorativo, da quello sociale a quello politico.

Se comincio a scrivere, in uno dei principali motori di ricerca di internet, la parola “come fare” vedrò che le ricerche consigliate sono nell’ordine: come fare l’amore, come fare soldi, come fare soldi velocemente. La prima delle tre proposte può essere soggetta a diverse interpretazioni. La seconda e la terza sono invece sintomatiche delle aspirazioni e dei desideri degli utenti internet (che ormai sono un campione sufficientemente rappresentativo della nostra società). Tali chiavi di ricerca vanno visti non solo rispetto ai problemi economici e finanziari che ci stanno toccando, ma anche (soprattutto la terza proposta di ricerca) come un diverso modo di concepire la ricchezza, non come un mezzo per condurre una vita dignitosa, ma come un mezzo per esprimere la personalità e per imporla in questa società.

Ovviamente il ritmo accelerato delle città che spinge le persone nella vita di tutti i giorni si deve scontrare molto di frequente con diversi intoppi che creano a livello relazionale e sociale degli “ingorghi”.

In tali ingorghi vengono fuori le nostre debolezze, le parti meno esposte della nostra personalità, che all’improvviso esplodono in maniera incontrollata.

Il sociologo tedesco Georg Simmel scriveva che l’uomo di città è avvantaggiato rispetto all’uomo di provincia in quanto in città si gode di quel “semianonimato” che protegge dalle meschinità e dai giudizi che invece condizionano l’uomo provinciale.
Questo perché le realtà provinciali hanno una dimensione più a misura d’uomo e pertanto i rapporti sono più stretti: se da una lato ciò può essere visto come una possibilità in più di sviluppo per l’uomo, dall’altro lato si è sempre soggetti al giudizio del prossimo, che sarà presente per più tempo, rispetto alla frequenza dei rapporti che si stabiliscono in città.

Quello che però sottolinea Simmel è che “nella folla metropolitana ci si sente tanto soli e sperduti come non mai”…

Quest’ultima riflessione mi facilita il collegamento con un aspetto che, il neurologo Rosario Sorrentino, espone in una sua intervista, che è diventata un libro, nel capitolo dedicato alla “rabbia in città”.

Ed infatti è facile associare la solitudine dell’uomo di città (al di la della rappresentazione sociale che si è saputo costruire) ad un momento in cui tale solitudine diventa fisicamente percepibile all’osservatore, e cioè quando quest’uomo è al volante della sua auto.

Sto parlando dell’individuo che deve raggiungere freneticamente una meta cittadina… L’auto diventa un prolungamento della persona, un mezzo per superare gli altri, ed ogni metro percorso rappresenta una sfida da vincere, anche semplicemente quella di scattare per primi ad un semaforo o di arrivare per primi a quel posto auto che si sta liberando…

… ciò è diretta espressione di caratteri diffusi che prendono la vita come una sfida continua, per dimostrare agli altri di essere “più”, quando, se ci fermiamo a riflettere un momento, vivremmo meglio se ci dedicassimo ad essere “abbastanza” per noi stessi e per quelli a noi vicini….

… ma per questi pensieri nella vita cittadina non vi è tempo …

… nel traffico della vita siamo troppo concentrati a vincere … e nell’abitacolo della nostra auto le emozioni sembrano amplificarsi, ogni piccolo screzio diventa motivo valido per lanciarsi ingiurie a vicenda e per accentuare ancor di più la competizione, ed un sonoro colpo di clacson ad un semaforo ci ricorda che il tempo per pensare è scaduto!

Ogni ostacolo che incontriamo sulla nostra strada è per noi un momento di stress in quanto subiamo un rallentamento che ci procura ancora più fretta ed in ciò aumenta la nostra aggressività nei confronti del prossimo. Quel prossimo, una minoranza, che magari ha compreso l’esasperazione di questa corsa e pertanto procede in maniera più tranquilla cercando di non farsi travolgere da questa “follia collettiva”. Ma spesso proprio queste persone finisco per essere il bersaglio preferito degli insofferenti e spietati automobilisti “di corsa”.

Purtroppo questo modo di concepire l’esistenza, sempre all’inseguimento del desiderio di qualcosa in più, sempre alla ricerca di qualcosa che non abbiamo, ci rende sempre ed in ogni caso insoddisfatti in quanto il raggiungimento degli obiettivi diventa per noi come una droga, non sono mai sufficienti a placare la nostra brama, e la passeggera gratificazione è subito adombrata dal successivo obiettivo.

Questo lo dicevo anche in un altro mio post (Felici o inconsapevoli? Questo è il dilemma!) “Pensiamo, ad esempio, a quando raggiungiamo un traguardo, un diploma, una laurea o semplicemente compriamo l’auto che volevamo, quel paio di scarpe tanto desiderato o quello stereo da sballo.

Nei momenti immediatamente successivi a tali traguardi ci sembra di essere al settimo cielo, ma dopo un po’, neanche dopo tanto tempo, si insinua in noi quel senso di vuoto colmato solo da un altro desiderio o un’altra ambizione.

Quello di cui credo la nostra società abbia bisogno può sembrare di una semplicità incredibile anche se deve passare per un cambio interiore prima di trasformarsi in azioni concrete.

Dobbiamo capire che vi può essere un altro modo per fare le cose, basta che in noi si radichi la convinzione che sia così. Un altro modo che, diversamente dal frenetico susseguirsi dei nostri comportamenti, ci aiuti ad affrontare ogni evento della nostra vita o a raggiungere ogni obiettivo della nostra giornata con “calma”.

L’unico desiderio che ci darà vera soddisfazione quando lo avremo raggiunto sarà quello di fare le cose con calma e, sempre come dicevo in un mio post, nel momento in cui non sentiremo il desiderio di cambiare la nostra situazione attuale, avremo anche abbandonato il desiderio frenetico di cercare qualcosa in più!

Tutto questo, per continuare con il parallelo con la vita frenetica della città, si potrà realizzare ad esempio se ci impegneremo a fare ogni nostro spostamento nel modo più ecologico possibile e dunque nell’ordine a piedi, in bici, con lo scooter e poi l’auto, se proprio ci è impossibile raggiungere il centro città in altro modo, magari con un mezzo pubblico (se nella vostra città funzionano bene, altrimenti non si risolve il problema dello stress psicologico).

Ovviamente questo è solo uno dei modi per cominciare a fare qualcosa per voi e per gli altri; per aiutare le città a scrollarsi di dosso quella definizione di giungla che ben si adatta a descrivere gli intricati intrecci di vite e di mezzi, ma che, al contrario della giungla, toglie ossigeno alla mente dei suoi abitanti.

Di certo tutti ci potremo trovare intrappolati nel traffico, in un ingorgo senza via d’uscita; nella testa ci rimbombano i piccoli e grandi problemi familiari; il nostro lavoro continua senza acuti.

Di certo tanti elementi possono arrecarci uno stress apparentemente insopportabile come quello che ha colpito un bel giorno Michael Douglas, nel film “un giorno di ordinaria follia”, anche se cinematograficamente si è creata una situazione un po’ al di la del reale.

L’uomo contemporaneo deve imparare a superare la sua incapacità di accettare “ostacoli, frustrazioni, sconfitte”. E proprio le estreme conseguenze di tale film devono far riflettere su quanto sia importante far si che la nostra vita sia un viaggio vissuto con tranquillità, affrontando tutti gli imprevisti con la dovuta pazienza e calma: del resto affrontarli con agitazione e stress non ci aiuterà certo a risolverli, anzi ci renderà il compito ancora più difficile...

4 commenti:

  1. E' verissimo, io non ce la faccio più, vorrei una settimana non per andare a fare una vacanza chissà dove, ma solo per fare tutto con la massima calma, senza guardare l'orologio, senza dover andare ad appuntamenti ad un certo orario, senza dover per forza tornare ad un certo orario perchè si deve sistamare qualcosa a casa.
    Vorrei camminare a piedi per la città senza rischiare di essere investita ad ogni metro, senza sentire quella cappa di smog che a stento ti fa respirare.
    E' un ritmo che non potremo sopportare ancora per molto o comunque senza conseguenze negative per la nostra mente (e anche per la salute fisica).
    Mi auguro che tutti poco a poco acquisiscano una sensibilità che li porti, un passo alla vota, a rispettare sempre di più il prossimo senza doverlo superare ad ogni semaforo (scusa se ti ho rubato l'esempio).

    Per quanto mi riguarda io in città cerco di muovermi a piedi e quando non posso farne a meno, uso uno scooter che, per quanto sgangherato, fa bene il suo mestiere.
    Penso che si possa partire da queste piccole cose.

    Saluti

    Lisa

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  2. Grazie Lisa.
    Il tuo contributo mi fa ben sperare: per la cronaca anche io mi muovo in città con uno scooter e ormai non potrei farne più a meno (non disdegno mai però di fare 4 passi a piedi).

    Ciao, a presto

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  3. La gente non capisce che correre non serve a niente. Si affanna a rincorrere il miraggio di una ricchezza (o un'agiatezza), ma non sa che sta rincorrendo qualcosa che poco potrà fare per la propria salute mentale. Niente potrà compensare il tempo non trascorso con i propri cari ed anche quello trascorso insieme sarà vissuto con stress perchè il ritmo accelerato ci rimane addosso.
    Spero che la gente possa guarire da questa che sta diventando un malattia.

    Carlo F.

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  4. Caro Carlo, tutti ci auguriamo e speriamo che si possa guarire!!

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