giovedì 29 luglio 2010

Gli Strumenti ed i Mercati per investire.


Per dare respiro più ampio alla definizione delle diverse figure di investitore o meglio per l’individuazione della strategia che ogni investitore strutturerà in maniera differente e personalizzata, di seguito farò un quadro degli strumenti finanziari disponibili e delle strategie operative con le quali si possono affrontare i mercati finanziari.

Quanto descriverò non vorrà di certo esaurire l’elenco di tutti gli strumenti per investire sui mercati finanziari, ma avrà lo scopo di individuare gli strumenti alla portata di chi si avvicina ai mercati con la discrezione e l’attenzione necessaria a non farsi travolgere, agendo con impegno ed umiltà allo scopo di diventare capace e cosciente di fare investimenti che tutelino nel tempo il valore dei propri risparmi.

Seguendo sempre il filo logico del rischio e della variabilità del rendimento crescenti (vedi grafico del precedente post), troviamo, subito dopo il libretto postale, i conti di deposito, i titoli di stato e le obbligazioni societarie. Per un confronto dei primi due (limitatamente ai titoli di Stato a breve termine) vi mando ai miei due precedenti post (1 e 2) sull’argomento.

Questi rappresentato gli strumenti di più facile accesso (anche tramite i canali tradizionali), con una gestione del rischio limitata (salvo le valutazioni sul rischio dell’emittente, nel caso dei titoli, che generalmente è misurato dal rendimento) e con un ventaglio temporale abbastanza vario (da brevissimo a medio-lungo). Per i conti di deposito vi è il rischio comune a tutti i conti correnti con i limiti e le garanzie del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi. Ovviamente i rendimenti lordi non sono altissimi aggirandosi mediamente intorno al 2% lordo (con differenze da strumento a strumento) che può aumentare con scadenze più lunghe (che però danno rigidità all’investimento).

Subito dopo questa prima categoria di strumenti, troviamo, dal punto di vista pratico e logico, i Fondi comuni di investimento che rappresentano un primo passo dell’investitore verso un contatto più diretto con il mercato finanziario. Infatti, a seconda della tipologia di Fondo che si sceglie (bilanciato, obbligazionario, azionario, di liquidità e flessibile) si stabilisce il profilo di rischio/rendimento che si vuole assumere e, benché la gestione di tali fondi sia affidata a professionisti del settore degli investimenti, si sceglie di dare un po’ più di incertezza al proprio investimento (infatti i gestori non garantiscono nessun rendimento minimo salvo in casi particolari) lasciandosi la possibilità di guadagnare qualcosa in più, rispetto alla prima categoria di strumenti, in caso di mercato favorevole.

Il passo immediatamente successivo è l’investimento in azioni di società quotate in borsa. Per questa categoria di investimenti dobbiamo fare una distinzione tra chi investe in società con grande capitalizzazione in settori maturi con utili e dividendi costanti e con un orizzonte temporale lungo (cassettista) e chi invece sceglie anche titoli con capitalizzazione più bassa, soggetti ad oscillazioni più ampie e per questo con un orizzonte temporale medio (tipici di portafogli un po’ più aggressivi).

Quando l’investitore ha familiarizzato con le azioni, magari operando direttamente tramite un broker on line e acquistando anche azioni di società quotate in mercati esteri (europei ed americani), sentirà l’esigenza di fare una gestione più attiva del proprio portafoglio attraverso una diversificazione che a questo punto comincia a diventare indispensabile in quanto, come ho evidenziato nei miei post sui cicli economici (1 e 2), non tutti gli strumenti finanziari seguono il ciclo economico nelle sue fasi di contrazione ed espansione, bensì alcuni lo anticipano, altri lo seguono, altri ancora sono ritardatari.

Ed è per questo che, concentrare tutti i propri risparmi dedicati agli investimenti su una sola tipologia di strumento o anche semplicemente su un numero limitato di azioni o settori, può comportare dei periodi in cui, avendo sbagliato il momento di ingresso sull’unico strumento che abbiamo scelto (nel nostro caso potrebbero essere solo azioni italiane o solo di un determinato settore o peggio solo di una società) il valore del nostro portafoglio scenderà sottoterra.

A questo punto di evoluzione, al quale si dovrà cercare di arrivare con la giusta preparazione operativa e psicologica, sostenuta da una costante pratica, gli strumenti che offre il mercato finanziario sono tantissimi. Di certo non è opportuno elencarli tutti (sarebbe anche impossibile perché molti di questi strumenti sono incroci di altri strumenti e possono avere differenze così sottili che possono essere percepite solo dall’investitore professionale). Sarà interesse di chi si appassionerà all’argomento, ricercare nuovi strumenti e nuovi metodi di utilizzo per personalizzare la propria “tolleranza al rischio”.

In questa sede, si possono certamente nominare gli Etf (Exchange traded fund: fondi indicizzati quotati) che sono particolari Fondi le cui quote sono negoziate in borsa come le azioni e che replicano passivamente l’andamento di un indice a cui sono collegati (es. un indice azionario, obbligazionario, di settore, geografico, materie prime, metalli preziosi, ecc.). Praticamente sono una via di mezzo tra le azioni e i fondi e cercano di sfruttare i punti di forza dei due strumenti.

Simili nel funzionamento sono gli Etc (Exchange Traded Commodities) con la differenza che non sono Fondi bensì strumenti finanziari emessi a seguito dell’investimento diretto dell’emittente in materie prime o in contratti su merci (derivati) stipulati con operatori internazionali.

Fino a questo punto, l’investitore medio, riesce ancora ad orientarsi in termini di gestione dello strumento dal punto di vista pratico. Ovviamente sulla proficuità della gestione vi è un discorso a parte che, come abbiamo detto, dipende dall’interesse, dalle capacità, dallo studio e dalla pratica su cui l’investitore medio potrà contare per diventare quantomeno un investitore intelligente che fa scelte ragionate.

Un passettino in più in termini di impegno e studio, l’investitore lo deve fare quando, venuto a conoscenza di una serie di strumenti particolari, decide di utilizzarne alcuni per dare copertura agli investimenti fatti fin’ora nel suo portafoglio o per avventurarsi in operazioni speculative.

Stiamo parlando degli strumenti derivati (Futures, Opzioni, Swap, Forward rate agreement, Interest Rate Swap, Credit default swap, Certificates, Covered Warrant, Cfd ecc.) la cui caratteristica comune è la circostanza che il loro valore deriva dall’andamento del valore di una attività ovvero dal verificarsi nel futuro di un evento osservabile oggettivamente. L’attività o l’evento possono essere di qualsiasi natura o genere e costituiscono il cosiddetto “sottostante” dello strumento derivato (azioni, indici, valute, tassi, merci, ecc.).

Senza voler entrare nel dettaglio del funzionamento di tali strumenti (anche se vi invito ad approfondire la conoscenza di almeno un paio dei più “semplici” come le Opzioni ed i Futures) possiamo dire che tali strumenti sono nati con la finalità di copertura (tutela - hedging) da andamenti sfavorevoli dei prezzi di mercato delle merci (almeno inizialmente), ma da subito hanno anche acquisito la funzione di copertura degli altri investimenti del portafoglio (es. azioni).

Nel tempo però è venuta fuori anche la loro finalità speculativa in quanto consentono di assumere un rischio puro (quindi senza lo scopo di coprire l’andamento sfavorevole del prezzo di una merce o un altro rischio del proprio portafoglio) al fine di scommettere sul verificarsi di una determinata situazione (raggiungimento di un certo valore del sottostante o il verificarsi di un determinato evento) per conseguire un profitto.

Il terzo utilizzo a cui si prestano tali strumenti è la loro finalità di fare arbitraggio, che si realizza attraverso un’operazione combinata di acquisto immediato e vendita a termine (o viceversa vendita immediata e acquisto a termine) di un determinato sottostante (con la consapevolezza di aver intercettato il giusto valore alla scadenza del contratto).

Il secondo e il terzo utilizzo possono risultare complessi, soprattutto nella fase di valutazione (di stima) del valore del derivato, che varia in relazione al valore del “sottostante” secondo complesse funzioni matematiche. Per questo motivo sono raccomandati e di fatto utilizzati quasi esclusivamente da trader professionisti o da grossi investitori (hedge fund).

Per rendere più ampio il quadro degli strumenti del mercato finanziario a disposizione degli investitori, dobbiamo sicuramente segnalare i mercati del Forex (foreign exchange market ovvero il mercato delle valute) e delle Commodity (mercato delle materie prime).

Il Forex è il mercato dei rapporti di cambio tra valute di paesi diversi e rappresenta il mercato più liquido e più grande del mondo e con i più grandi volumi di negoziazione.

Operare con le valute è diventato oggi più semplice in quanto sono a disposizione degli investitori piattaforme che rendono rapido l’accesso alla negoziazione dei cross valutari (1). E’ un mercato che interessa molto ai professionisti per la sua liquidità, per il fatto che è aperto 24h e per l’efficacia dell’analisi tecnica su questo mercato (soprattutto per gli aspetti legati alla ciclicità). Sta di fatto che, purché sia uno strumento per diversificare il portafoglio di un investitore, il mercato delle valute esprime la situazione economica di un paese rispetto ad un altro e pertanto sarà influenzato da fattori economici (tassi d’interesse, tassi d’inflazione, tasso di crescita del PIL, deficit Commerciale) non facilmente decifrabili dal piccolo investitore che, pensando di voler investire in tale mercato, lo farà con strategie speculative di breve periodo (con i rischi connessi). Per far ciò, dovrà avere le caratteristiche di cui abbiamo parlato nel precedente post che, come abbiamo detto, non si acquisiscono solo con lo studio, ma anche con una forte propensione personale oltre che con una pratica consolidata.

Stesso discorso vale per le Commodity (mercato delle materie prime: agricole, metalliche, energetiche) per le quali troviamo un ampio numero di futures a scadenze differenti, con i quali, appunto, si può investire seguendo l’andamento delle materie prime. Anche per le Commodity si può rilevare la ciclicità che possiamo rilevare per le valute e l’influenza di fattori economici e ambientali.

Discorso a parte meritano i metalli preziosi (in primis l’oro) che, oltre alla possibilità di essere negoziati attraverso i futures, hanno anche altri canali che arrivano fino all’acquisto diretto del metallo, in quanto a differenza delle altre materie prime non sono deperibili e mantengono nel tempo il loro valore intrinseco (pur soggetto ad oscillazioni).

Per concludere, voglio ricordare che, praticamente, quasi per tutti i “sottostanti”, vi è la possibilità di investirvi parte del portafoglio, oltre che con gli strumenti derivati che abbiamo elencato, anche con strumenti che riproducono l’andamento del relativo mercato come gli Etf ed Etc (vedi sopra) e che si gestiscono come le azioni (per cui risultano strumenti più adatti al piccolo investitore non professionista).

Non resta che capire come l’investitore può impostare la propria strategia in maniera intelligente e assumendo un rischio coerente con la propria tolleranza alle perdite (continua…)



(1) Il mercato del Forex si basa sul rapporto di due valute, per cui quando si acquisisce una posizione in valuta, si acquisisce un valore che esprime il rapporto tra la valuta 1 (al numeratore) e la valuta 2 (al denominatore). Questo valore rappresenta il cross valutario (l’incrocio delle valute). Cioè quando acquisto il cross EUR/USD (Euro/Dollaro), sto acquistando la valuta al numeratore e sto vendendo quella al denominatore. Viceversa se sto vendendo questo cross.

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