giovedì 15 luglio 2010

Risparmiatore, investitore e speculatore: descrizione grafica.


Nel precedente post ho provato a dare una definizione alle tre anime dell’homo oeconomicus e cioè il risparmiatore, l’investitore e lo speculatore.

Abbiamo visto come, tali definizioni, ruotino intorno ai concetti di rischio e di rendimento e come non è possibile marcare una linea netta tra le tre diverse figure nella loro evoluzione concettuale (soprattutto per quelle adiacenti).

Ora voglio mostrarvi graficamente ciò che ho descritto fin’ora per meglio coglierne l’aspetto pratico. 

Il grafico che illustrerò è stato costruito in base alle mie considerazioni ed in base al filo logico che ho seguito per definire le tre figure.

Ed eccolo:



Sull’asse orizzontale vi è la variabile rischio alla quale non ho attribuito valori numerici, bensì valori concettuali che corrispondono alle figure di investitore che sto descrivendo. Infatti, in basso, vediamo come alla base dell’asse orizzontale vi è il risparmiatore e poi, man mano che ci spostiamo verso destra, l’investitore e lo speculatore. Ciò ovviamente segnala un rischio via via crescente fino ai valori di rischio massimo che possono vedere annullare il proprio capitale. 

Ed infatti possiamo osservare che sull’altro asse, quello verticale, è identificato il possibile rendimento che si può ottenere a seconda della capacità di gestire il rischio da parte delle tre figure di investitore. 

Ripeto che il valore del rischio non deve essere considerato numerico, bensì concettuale e sarà legato, come vedremo separatamente, agli strumenti finanziari ed alle modalità di utilizzo che sono specifiche delle diverse figure di investitore. 

Ritornando al grafico, possiamo notare che, mentre il rischio cresce man mano che ci spostiamo sull’asse orizzontale verso destra, il rendimento può assumere valori positivi crescenti (curva A) o valori negativi crescenti (curva B). La parabola delle due curve ci vuole indicare che fino ad un certo valore del rischio, l’entità della perdita o del ricavo sono meno che proporzionali rispetto alla crescita del rischio. Quando il rischio raggiunge livelli elevati, questa proporzione viene meno esponendo ad un rischio di perdita incontrollato (ed anche di eventuale ricavo insperato). 

I valori delle curve sono ovviamente indicativi e le stesse possono essere in realtà più o meno inclinate. In pratica, però, il grafico ci vuole dire che a livelli di rischio molto basso abbiamo livelli di rendimento o di possibile perdita molto bassi. Man mano che il rischio cresce la variabilità e la volatilità del rendimento o della perdita aumentano in maniera esponenziale. 

Nella parte bassa del grafico ho tracciato un altro asse orizzontale (perdita massima) che rappresenta il limite massimo negativo sul quale ci possiamo “schiantare” e cioè la perdita del 100% del nostro capitale dedicato all’investimento (ricordate bene che bisogna investire le disponibilità in esubero rispetto al soddisfacimento dei propri bisogni primari e secondari, quindi una liquidità di cui si può fare a meno per vivere giorno per giorno).

Anche se questo asse può essere interpretato come una delimitazione teorica della parte bassa del grafico, non si deve sottovalutale l’entità delle perdite da tenere in preventivo quando si decide di investire soldi operando con modalità e con strumenti molto rischiosi. 

Nella parte alta del grafico, invece, la curva A sembra non avere un limite, visto che, sempre teoricamente, il capitale di un investitore che assume rischi elevati, ha potenzialmente la possibilità di raddoppiarsi, triplicarsi e così via (non è consigliato farsi abbagliare da questa ipotesi quando si vuole definire la propria tolleranza al rischio, ma come detto si deve considerare il peggiore scenario configurabile rispetto al rapporto rischio/rendimento prospettato). 

Si può notare come nello scorrere lungo l’asse orizzontale, le figure di risparmiatore ed investitore prima, e le figure di investitore e speculatore dopo, si vanno a sovrapporre rendendo visibile quella incertezza dei confini tra le diverse tipologie di investitore che evidenziavo sopra (e su cui torneremo in seguito). 

Nel grafico si può evidenziare una zona sottostante alla curva dei rendimenti negativi che ho chiamato “area del rischio negativo imprevedibile” che rappresenta quel rischio che non è intrinseco allo strumento di investimento utilizzato, ma che, in particolari condizioni patologiche si può presentare. Ci auguriamo di non trovarci mai in queste situazioni, ma con quello che si sente in giro in questo periodo a proposito delle possibilità di default degli Stati sovrani e con i default del recente passato di realtà come la Cirio e la Parmalat, è un’ipotesi quantomeno da conoscere e tenere in considerazione. 

Una terza variabile da considerare in questa analisi è sicuramente la variabile tempo  (il timeframe, cioè l’arco temporale di riferimento dell’investimento) che, per come è impostato il grafico dal punto di vista concettuale, non mi è stato possibile sovrapporre alle altre due variabili. 

Se analizziamo la variabile tempo, partendo dal risparmiatore puro (quello che nel cassetto ha solo il libretto postale o qualche buono fruttifero), il quale non ha un orizzonte ben definito, ma ha solo l’interesse a vedere il valore del capitale costante nel tempo, si può associare a questa figura un periodo di riferimento abbastanza ampio, ma senza grossi rischi legati alla circostanza che in un determinato momento ci sia necessità del capitale e non lo si abbia disponibile se non dovendo rinunciare ad una parte di esso. 

Tale tipo di rischio, invece, si può riscontrare man mano che tale figura evolve in investitore ed accanto ai buoni postali, abbiamo prima qualche titolo di Stato e poi comincia a comparire qualche azione di società quotata in borsa. In questo momento, anche se l’arco temporale di riferimento rimane lungo, benché la persona si aspetti un rendimento nel tempo più alto, si va incontro al rischio di dover subire una perdita, se, in un determinato momento dovessero servire i soldi investiti in quelle azioni e tali azioni stiano attraversando un periodo difficile (cosa normalissima per le quotazioni delle società). Si potrebbe ovviamente avere fortuna, ma la fortuna deve essere solo un extra rispetto alla nostra pianificazione finanziaria. 

Proseguendo nell’evoluzione dell’investitore, potremo notare: un aumento degli strumenti utilizzati per investire; una conseguente maggiore attenzione alla valutazione dei rischi connessi a tali strumenti; la possibilità di vedere il capitale crescere in maniera più soddisfacente; un periodo di riferimento che da ultradecennale, si può ridurre a pochi anni o addirittura anche a pochi mesi (per quegli investitori che scelgano di seguire in maniera molto attiva la gestione dei propri risparmi). 

Se si arriva a questi livelli significa che si è affrontato l’argomento “investimenti” in maniera seria, e cioè si è fatto un periodo di studio e approfondimento a cui è seguito un periodo di pratica. Per cui non siamo più nell’area del tipico “investitore cassettista” cioè colui che compra delle azioni e le tiene “nel cassetto” per molti anni. 

Il passaggio successivo, cioè l’evoluzione da investitore a speculatore, non è un passaggio evolutivo scontato e naturale, a prescindere dalla propria volontà o dalla propria disponibilità economica. 

Per continuità concludo questa parte analizzando l’aspetto tempo dell’ultima figura considerata.

Lo speculatore, ha una propensione al rischio molto alta ed un arco temporale di riferimento non ben definito, ma che sicuramente non può vedere le sue posizioni aperte a lungo a causa dell’alto rischio a cui sono esposte. Per cui l’arco temporale di riferimento sarà mediamente molto basso (giorni, ore o minuti). 

Al di la di questo aspetto, le figure dell’investitore e dello speculatore, si differenziano anche dal punto di vista delle analisi che sono alla base delle loro strategie di investimento. 

E proprio su tali differenze mi soffermerò nel prossimo post, sperando che l’argomento accresca la vostra voglia di approfondire le tematiche che sto affrontando.

Alla Prossima!

2 commenti:

  1. Ciao Antonio.
    E' interessante il punto di vista della tua analisi, in quanto molte delle cose che dici erano domande che mi mi ero posto più volte.
    Anche il grafico, che da quanto ho capito è una tua invenzione, spiega meglio come interpreti l'approccio all'investimento del risparmiatore medio, anche se poi per diventare un investitore si devono fare dei passi in più che forse non tutti hanno la pazienza di fare.
    Un'ultima cosa: alla base degli assi vi è la sigla CRii=0 che non ho ben capito a cosa corrisponde anche se dovrebbe essere il rendimento a zero, cioè all'inizio del nostro investimento.
    Ti saluto e ti invito a parlare spesso di questi argomenti perchè credo interessino a molte persone che hanno delle carenze di base nelle conoscenze finanziarie.
    Ciao

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  2. Bentornato Giovanni.

    Per me le tue parole sono un incoraggiamento in più.

    Per quanto riguarda il grafico, non so se si tratta di un'invenzione, posso solo dirti che (come ho detto l'altro giorno ad un mio amico che mi faceva la stessa domanda) cercavo qualcosa in giro per poter spiegare graficamente i miei concetti, ma purtroppo non ho trovato niente. Mi sono quindi messo a disegnare man mano che ragionavo ed è venuto fuori questo che, nella sua semplicità, credo rappresenti bene quello che volevo trasmettere.

    La sigla (che per precisione è RCii) è il Rendimento del Capitale di investimento iniziale che ovviamente è uguale a zero.

    Saluti e vienimi a trovare più spesso.

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